di Pasquale Romano –
Il 27 febbraio 2019 gli alunni delle classi seconda e terza C2 del Liceo Classico, accompagnati dai docenti Chietti, Niro e Iagrossi, hanno partecipato ad una visita studio presso la Sinagoga di Roma. La Sinagoga, conosciuta come il Tempio Maggiore, è uno dei più grandi templi d’Europa e venne eretta fra il 1901 ed il 1904 su un terreno ricavato demolendo alcuni edifici dell’ormai fatiscente Ghetto. Il Tempio, che doveva essere visibile da ogni punto panoramico della città, fu costruito tra i due maggiori simboli della ritrovata libertà romana: il Campidoglio e il Gianicolo. Dal giorno della sua inaugurazione, la Sinagoga divenne il principale punto di riferimento per la Comunità Ebraica della Capitale. Grazie alla visita ci è stato concesso di toccare con mano una realtà studiata solo sui testi scolastici, contraddistinta da divisioni etniche, ferite provocate dalla violenza della Shoah, ma anche dal desiderio di superare il passato, ricordandone i terribili avvenimenti. Accompagnati da una guida turistica, abbiamo ammirato le bellezze del Tempio Maggiore, suddiviso in 2 piani: uno a livello del terreno ed uno interrato. Al piano terra è situata la Sinagoga principale, costituita da una stanza centrale e due navate laterali più piccole, caratterizzata da ricchi decori orientaleggianti; il piano sotterraneo ospita, invece, il ricchissimo Museo Ebraico ed una sala, dove ha sede una piccola sinagoga, chiamata Tempio Spagnolo, dove sono racchiusi parte degli arredi provenienti dalle antiche Cinque Scole. Il Museo della Sinagoga dispone di 7 sale espositive, dove si possono ammirare argenti, marmi, tessuti e importanti documenti risalenti ai secoli del Ghetto. Suggestiva è stata la visita alla sala 2, dove recentemente è stato allestito un tavolo interattivo che permette ai visitatori di passeggiare virtualmente nelle stradine e nei vicoli dell’antico Ghetto prima della demolizione, ricostruito in 3D.
Terminata la visita, ci siamo recati presso la Fontana di Trevi, certamente la più scenografica e la più nota tra le fontane di Roma e costituisce la mostra dell’Acqua Vergine, l’acquedotto che Marco Vipsanio Agrippa condusse a Roma nel 19 a.C. per alimentare le sue Terme. La fontana oggi deve buona parte della sua notorietà alle molteplici monete che i turisti vi gettano ogni giorno. Si parla di 1 milione e mezzo di euro annui, circa il 15% del bilancio che la Caritas romana impiega soprattutto per fornire un riparo ai senzatetto, una mensa e un sostegno agli indigenti e negli empori della solidarietà, simili a supermercati gratuiti per i più poveri.
La curiosità di noi studenti, la sensibilità culturale dimostrata durante i bei momenti di questa esperienza ha reso la giornata davvero interessante!
[wzslider autoplay=”true”]