a cura di Limata D., Palumbo R., Salomone N., Volpe M. –
A distanza di venticinque anni dall’omicidio, Casal di Principe ricorda Don Peppe Diana, il sacerdote ucciso il 19 marzo 1994 per aver sfidato con coraggio e determinazione la camorra. In memoria dell’uomo, simbolo e portatore di valori di pace e legalità, è stata organizzata una manifestazione a cui hanno preso parte gli studenti del Liceo Economico Sociale dell’Istituto Telesi@, insieme a migliaia di altri studenti, provenienti da diverse scuole della Campania. In corteo anche il Presidente dell’Antimafia, Nicola Morra, Il Presidente di Libera, don Luigi Ciotti, il Procuratore di Napoli, Giovanni Melillo, il Procuratore di Benevento, Aldo Policastro.
Un incontro di anime accomunate dagli stessi principi e dalla stessa volontà di riscatto. Riscatto di un territorio da sempre violato e condannato. Particolarmente suggestivo il passaggio in via Garibaldi presso l’abitazione del sacerdote, dove l’anziana mamma, commossa, ha salutato gli studenti dal balcone. “Per amore del mio popolo non tacerò’’: è questa la più grande eredità di Don Peppe. E non tacere vuol dire “raccontare”. Raccontare ciò che piano e con forza è diventata una dittatura, significa distruggere quella cappa di silenzio che avvolge la sfiducia e la paura. Le parole appassionate e appassionanti di don Ciotti generano riflessione e conducono all’acquisizione di una profonda consapevolezza: “Il Bene comune si costruisce a partire dai rapporti umani, dalla capacità di ascoltare, di accogliere le parole dell’altro, le sue speranze, le sue paure, i suoi bisogni. Don Peppe ci avrebbe detto di risalire sui tetti per non dimenticare. Ci avrebbe detto che l’immigrato non è un nemico, ma una vittima”. Perché i veri nemici nel nostro paese si chiamano camorra, mafie, corruzione, disoccupazione, povertà, ignoranza. “Ci avrebbe detto di fare del Vangelo e della Costituzione la nostra àncora di salvezza con la speranza che diventino ancora. Da ancora ad ancóra. Ancóra e sempre di più sui tetti per annunciare parole di vita”. Un’ esperienza significativa, ricca e profonda, una lezione di legalità da cui attingere continuamente perché il sacrificio di Don Peppe non sia reso vano. GRAZIE!