Stage 4ªC1 Classico Quadriennale, 19-25 marzo 2019
appunti di viaggio di Federica Tomasiello, Aurora Del Vecchio e Riccardo Enea Vagelli, 4ªC1 –
“La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare”; così si apre una delle più famose canzoni di Jovanotti. Il volo si spicca in tantissimi modi: correndo, stando fermi, guardando dentro sé stessi e soprattutto viaggiando, perché viaggiare significa conoscere.
È iniziata il 19 marzo 2019, per noi ragazzi della 4ªC1, l’ultimo stage insieme, in una destinazione “di passaggio”: Berlino, un luogo che oscilla tra il mito e la realtà, una città con un piede nel passato e l’altro nel futuro.
Il viaggio è stato stancante ma non abbastanza da arrestare la nostra voglia di conoscere. Appena arrivati, infatti, ci siamo recati ad Alexander Platz e alla “Torre della TV”, da cui è stato veramente emozionante ammirare la splendida vista della città dall’alto. Il giorno seguente, invece, abbiamo visitato la parte “classica” della meta. Descrivere le sensazioni provate in poche righe o con molte parole sarebbe a dir poco riduttivo e per niente verosimile poiché abbiamo appreso che la cultura si respira e si vive sulla propria pelle attimo per attimo, in ogni istante dell’ esistenza. Il rogo dei libri e la ricostruzione di alcuni siti, in parte oggi distrutti dall’ISIS, che abbiamo ammirato al “Pergamon Museum”, hanno riacceso in noi il desiderio di lottare per capire chi siamo.
Il giorno dopo, ci siamo concentrati sulla storia delle dittature e abbiamo percorso le strade del monumento dedicato all’Olocausto, in cui abbiamo constatato quanto sia facile restare soli e senza riferimento alcuno tra le strade del male. Un labirinto che ingloba l’animo di ogni essere umano, un immenso tunnel di cui non si vede la fine, un vortice potentissimo senza ritorno: il nazismo ha ridotto in polvere un’ umanità colpevole di non essere omologata ed omologabile ad un modello funzionale ai dittatori. Nel pomeriggio abbiamo svolto un workshop/seminario al “Museo della Resistenza” e abbiamo interagito con le fonti e i documenti in esso presenti suddividendoci in piccoli gruppi e confrontandoci sulle testimonianze di alcune persone che, utilizzando qualsiasi mezzo a loro disposizione e soprattutto la loro determinazione, si sono sapute opporre a questo regime totalitario che oscurava gli animi del popolo.
È stato importante per noi comprendere quanto subdola e dannosa sia l’indifferenza, la condizione di chi non ha il coraggio di volare o di cadere dal dirupo delle scelte, restando eternamente sospeso in un limbo tra il vivere e l’esistere, in attesa di qualcosa che non arriverà mai. Tacere significa acconsentire perché non c’è resistenza senza la parola. La parola è la prima forma di comunicazione dell’uomo ed è da essa che deriva ogni tipo di denuncia. Per parlare ci vuole coraggio, come per sorridere davanti al nemico. E se non ci si schiera si vive davvero? No, si conduce un’esistenza senza scopo, vuota e priva di qualsiasi stimolo in cui il tempo non assume più un ruolo e la memoria si perde, viene cancellata e scompare per sempre. Ed è per questo che bisogna studiare la storia, perché essa conserva e tutela la verità su chi siamo. Il 22 marzo abbiamo appreso di più riguardo alla DDR (Repubblica Democratica Tedesca), lo Stato della Germania dell’Est, e abbiamo osservato come la città di Berlino fosse così divisa tra i due fronti: quello Ovest degli Americani, dei Francesi e degli Inglesi e quello Est dei Sovietici. Da una parte i cittadini sono riusciti a riprendersi velocemente dalla guerra. D’altro canto, invece, la situazione era molto diversa. Infatti, i tedeschi che vivevano nella Germania dell’Est non potevano lasciare il loro Paese, non avevano libertà di espressione e non avevano nemmeno l’opportunità di far visita ai parenti che vivevano nella Germania dell’Ovest. Chi si opponeva veniva arrestato e punito dalla STASI (un corpo di polizia segreta della DDR che girava tra la popolazione in borghese). Nel pomeriggio ci siamo diretti proprio nelle prigioni della Stasi, un luogo dall’aria tetra dove venivano detenuti in via preventiva i cittadini sospettati di tradimento e cospirazione. Lì abbiamo visto le camere dove venivano rinchiusi i prigionieri, abbiamo ricevuto delle spiegazioni sulle disumane torture, soprattutto psicologiche, che vennero inflitte ai prigionieri.
Il mattino seguente siamo andati all’Hambuger Bahnhof, il museo di arte contemporanea, dove abbiamo visto l’affascinante collezione lasciata in eredità alla città di Berlino dal collezionista Erich Marx, il quale raccolse alcuni dei capolavori dei grandi artisti attivi intorno alla metà del Novecento. Successivamente siamo andati a vedere il museo della Street art e i disegni sul Muro di Berlino della East Side Gallery. Qui abbiamo visto il fulcro dell’arte contemporanea e abbiamo appreso come si è evoluta col passare del tempo, specialmente per quanto riguarda la sua diffusione, il suo impatto visivo e il modo in cui è diventata popolare per via dei social. Nel caso del muro di Berlino, che divideva la Berlino Est e la Berlino Ovest, la Street Art venne anche spesso utilizzata dalle persone che vivevano in quest’ultima, come segno di protesta contro la divisione della loro città e contro il regime che governava l’altro lato della città. Perciò è così che il muro di Berlino divenne, da una struttura cupa che trasmetteva solo tristezza e paura, un luogo dove poter disegnare le proprie opere d’arte. Ciò avvenne specialmente anche dopo la caduta del muro.
Il 24 marzo siamo andati a visitare un ex quartiere ebraico (anch’esso avvolto dalla Street Art) e una casa di una famiglia ebraica che si era nascosta dai nazisti grazie a una camera segreta, ma che venne poi successivamente scoperta. Dopo una breve visita al mercatino delle pulci siamo andati alla porta di Brandeburgo e al Reichstag per condividere assieme gli ultimi momenti del nostro ultimo viaggio.
La nostra avventura si è conclusa il giorno seguente con la partenza da Berlino con l’aereo rivolgendo un ultimo sguardo verso questa straordinaria città. Come primo impatto trovarsi a Berlino è come avere un piede nel passato e l’altro nel futuro, poichè le due componenti si mescolano mostrando un alternarsi di palazzi moderni e suggestivi e di bellezze storiche che hanno lasciato un segno indelebile nella cultura berlinese. Questo stupendo contrasto, che si può notare in ogni singolo luogo della città, porta a realizzare che il passato è parte integrante e fondamentale per costruire il futuro di questa splendida capitale e che, nonostante tutte le ferite che ha subito è riuscita a rialzarsi, a rimodernarsi e continua a farlo tutt’oggi. É per questo una città sospesa tra la “grazia”, intesa come bellezza e leggerezza, e “profondità”, intesa come riflessione e sentimento.
Siamo giunti alla fine di questa bellissima esperienza e manca solo qualche mese alla conclusione del nostro percorso ma rimarrà sicuramente nel cuore di ognuno di noi il ricordo di una parte importante del nostro vissuto insieme alla spensieratezza dell’essere giovani.