di Simone Greco, Carmen Brigida Pascarella, Simona Veneruso, 5ªS1 Liceo Scientifico –
Il Centro di Studi Sociali “V. Bachelet” ha coinvolto anche quest’anno gli studenti dell’IIS “Telesi@” in un percorso formativo di Cittadinanza. L’argomento proposto è la corruzione e ad approfondirne le molteplici tematiche, nel corso di otto incontri di ricerca-azione, sono docenti universitari e voci autorevoli del mondo istituzionale, culturale e religioso italiano.
Il Dott. Francesco Cappetta, Prefetto di Benevento, affrontando il tema della corruzione negli appalti pubblici, ha ricostruito il quadro dei riferimenti giuridici generali all’interno del quale riportare il reato di corruzione, dal Codice Penale Rocco, alle ultime modifiche intervenute negli anni 2014-15. Il bene giuridico tutelato è innanzitutto l’imparzialità e il buon andamento della pubblica amministrazione, coerentemente con quanto indicato dell’Articolo 97 della Costituzione Italiana. Le stime italiane sull’entità della corruzione negli appalti pubblici, nonostante non siano scientificamente attendibili, ne sottolineano il notevole impatto economico e le modalità molteplici, a volte persino fantascientifiche, con cui si favorisce un concorrente a discapito degli altri. Famoso il caso di un funzionario di un Comune campano che utilizzava un laparoscopio collegato ad una microtelecamera con i quali leggeva le offerte dei concorrenti, sostituendo poi la busta del favorito in modo che questa contenesse l’offerta migliore. Il denaro destinato alla corruzione viene sottratto all’esecuzione dei lavori, alla qualità dei prodotti e dei servizi prestati, con grave danno per tutta la collettività, basta considerare l’utilizzo del «cemento depotenziato» nella realizzazione delle infrastrutture pubbliche, oppure la mancata prestazione di servizi agli immigrati da parte di cooperative che si aggiudicano appalti senza avere i requisiti necessari.
Gli appalti sono l’anello di congiunzione tra corruzione e mafia e, per questo, negli anni, sono stati istituiti due tipi di certificati antimafia, rilasciati dalla Prefettura, per poter partecipare alle gare d’appalto. Contemporaneamente, grazie alla legge Severino, è stato precisato il reato di «induzione indebita a dare e a promettere utilità», reato estrapolato da quello di concussione. Quest’ultimo (Art. 317 del C. P.) si traduce nel comportamento di chi sfrutta, attraverso la costrizione, la sua posizione di rilievo per concedere utilità e vantaggi per fini personali. Costrizione ed induzione non sono comportamenti equiparabili ed è significativo che tale distinzione sia avvenuta grazie alle sollecitazione di organismi internazionali quali il Greco (Groupe d’États Contre la Corruption) e l’Uncac (United Nations Convention Against Corruption), organismi nati rispettivamente da convenzioni del Consiglio d’Europa e dell’ONU. Il confronto e la cooperazione internazionale serve a superare l’incertezza del diritto, che favorisce la corruzione, come dimostra l’Articolo 346-bis del C. P. nel quale viene delineato il reato di traffico di influenze illecite, lasciando molto labile il confine tra questo e il lobbying lecito, a tal punto da rendere il primo difficilmente sanzionabile.
Più volte i docenti del Corso di Cittadinanza hanno richiamato la nuova Legge anticorruzione pubblicata sulla G. U. il 16 gennaio 2019. La Legge ha aumentato le pene in caso di condanna per i reati contro la pubblica amministrazione, ed ha previsto, a partire dal 1 gennaio 2020, la sospensione del corso della prescrizione, dalla data di pronuncia della sentenza di primo grado o dal decreto di condanna, fino alla data di esecutività della sentenza. Inoltre, la Legge in questione, intervenendo in materia di trasparenza dei partiti, movimenti e fondazioni politiche, stabilisce l’obbligo della rendicontazione on line dell’entità dei contributi ricevuti e dell’ identità dell’erogante. Quanto al primo punto della Legge, ossia all’inasprimento delle pene, è legittima la preoccupazione espressa dal Professore Giovanni Verde, il quale, nella lezione del 16 febbraio 2019, ha posto l’accento sulle condizioni delle carceri italiane e sulla loro reale funzione sociale e rieducativa. Inoltre, la Legge introduce una radicale riforma dell’istituto della prescrizione, senza un’accurata valutazione dell’impatto sull’amministrazione della giustizia penale, dilatando i tempi del processo, in violazione dell’Art. 111 della Costituzione. In merito al terzo punto, vale a dire alla rendicontazione dei contributi ricevuti da parte dei partiti, occorre tener conto (R. Cantone, F. Caringella, 2018), che oggi la vera vita politica si è trasferita presso associazioni e fondazioni private, che utilizzano blog e profili facenti capo ai singoli politici e a gruppi definiti, che non hanno obbligo alcuno di trasparenza, né di deposito di bilanci. Francesco Caringella ha sottolineato più volte (“Dieci Lezioni sulla giustizia”, 2017) che gli stessi partiti politici non sono mai stati oggetto di una regolamentazione chiara, secondo quanto preannunciato dall’Art. 49 della Costituzione. Inoltre non esiste ancora alcun obbligo di dotarsi di un codice etico per i dirigenti dei partiti, i parlamentari e i componenti delle assemblee regionali e comunali (Caringella, Cantone,”La corruzione spiegata ai ragazzi”, 2018).
La lezione del Prof. Giacomo Di Gennaro ha chiarito le problematiche connesse con la misurazione della corruzione. Questa è fortemente radicata nel nostro Paese, quasi un’onda interminabile che, dal passato remoto ad oggi, cresce su se stessa: Verre, i barattieri di Dante, i responsabili dello scandalo Lockheed del 1976, le inchieste giudiziarie degli anni Novanta definite “Mani pulite”, Mafia Capitale, Expo, Mose… Conoscere l’effettiva consistenza della corruzione sarebbe molto importante per poterla prevenire e contrastare efficacemente. Ovviamente non è possibile quantificare la corruzione in base alle denunce, in quanto i partecipi del reato, essendo entrambi punibili, non hanno interesse a confessare; infatti, spesso le indagini della polizia e della magistratura giudiziaria arrivano per caso a scoprire reati di corruzione, nel corso di investigazioni volte ad altri fini (E. Carloni, “Corruzione e Anticorruzione”). Neppure le statistiche giudiziarie e le sentenze di condanna per tali reati hanno valore probante, in quanto dipendono da troppe variabili. Nel 2018, nel “Corruption Perception Index” di Trasparency International, l’Italia è posizionata al 52° posto su una scala da 0 (molto corrotto) a 100. Più alto è il punteggio e minore è la corruzione percepita e, nonostante l’Italia sia risalita di 24 posizioni rispetto al 2012, la sua performance è molto lontana dai Paesi del Nord-Europa. La percezione, ovviamente, non è relazionata all’effettiva gravità del fenomeno italiano e mondiale, ma se ne possono ricavare indicazioni interessanti per l’area europea interessata dalla Riforma protestante che, come ha suggerito il Prof. Di Gennaro, ha sviluppato un maggior senso civico e una maggiore considerazione della reputazione sociale, rispetto ai Paesi dell’America Latina e a quelli dell’area mediterranea. Inoltre, l’andamento dell’indice di corruzione di questi Paesi riflette in modo impressionante quello di crescita.
Il magistero autorevole di papa Francesco, che è intervenuto più volte sull’argomento, è stato trasmesso integro ai corsisti di “CittadinanzAttiva” dalla lezione tenuta da Mons. Francesco Piazza, a Sessa Aurunca, il 19 gennaio. La corruzione è un peccato imperdonabile – ha sottolineato Don Franco – perché il «pane sporco» del corrotto contamina il creato e la relazione con Dio, facendo franare i pilastri della convivenza umana. In questo processo di decomposizione, l’uomo distoglie lo sguardo dagli ethoi, diventa indifferente e separato dai propri simili. L’egoistico “divertissement” pascaliano, anticipato dalla riflessione di Basilio di Cesarea, conduce l’uomo all’adversio (l’organizzazione criminale, la camorra), vale a dire ad una condizione di sazietà generata dal potere e dal denaro, che rende ostili, stanchi e sordi ad ogni richiamo della trascendenza e del dovere.
La corruzione non minaccia, dunque, solo la corretta amministrazione, ma mette in discussione la preminenza del diritto, lo sviluppo economico, la stabilità delle istituzioni, la democrazia, l’equità, la giustizia sociale e le stesse fondamenta morali della società.
La consapevolezza della posta in gioco chiama in causa ognuno di noi, singolarmente e in quanto cittadino.