di Eleonora Vaporieri 1ªC3 –
Nella nostra mente abbiamo una visione idilliaca di come l’amore attraverso il matrimonio si celebra; ma mai lo immaginiamo come vincolo ‘’riparatore‘’ di un crimine. Eppure in Italia il MATRIMONIO RIPARATORE è sopravvissuto fino agli anni 80. un lascito del Codice Rocco di epoca fascista, previsto nel Codice penale e regolamentato dall’art.544: “Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona, che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.”
Una pratica brutale che consentiva al carnefice di una violenza sessuale di poter “riparare” l’onore della famiglia offesa sposando la vittima. Il colpevole di stupro estingueva il reato di violenza carnale se lui stesso, rendendosi disponibile a sposare la vittima, si prendeva carico di tutte le responsabilità matrimoniali evitando cosi la pena detentiva. Il reato di violenza carnale era considerato un reato contro la pubblica morale e non contro la persona (perciò considerato reato meno grave).
In molti casi a sollecitare il matrimonio riparatore erano gli stessi familiari della vittima che non potendo più ripristinare il loro “onore perduto” vedevano questa pratica come unica soluzione, anche perché la vittima non essendo più illibata avrebbe poi trovato difficoltà nel trovare marito.
In questo contesto si inserisce la storia di Franca Viola, la prima donna che, sfidando le convenzioni sociali, rifiutò il matrimonio riparatore.
Ci troviamo in Sicilia ad Alcamo dove viveva una giovane donna, Franca Viola; quest’ultima era fidanzata con Filippo Melodia appartenente ad una famiglia mafiosa. Franca quando scopre che lo stesso Melodia è accusato di appartenenza mafiosa scioglie il fidanzamento. Per Melodia quest’atto è inaccettabile e così iniziano le minacce a Franca e alla sua famiglia. Durante il periodo natalizio, nel 1965, Melodia rapisce la giovane donna e la violenta; quest’ultima rimarrà segregata in un casolare nelle campagne siciliane per otto giorni. A Capodanno la famiglia di Melodia convoca quella di Franca per la cosiddetta ‘’paciata’’, l’incontro in cui le famiglie vengono messe al corrente della situazione e si accettano i termini del matrimonio. Ma Franca e la sua famiglia si ribellano, Melodia viene denunciato e condannato a undici anni di carcere.
Il caso Viola diventa subito di importanza nazionale e la stessa Franca diventa uno dei simboli dell’emancipazione femminile.
Nel 1981 la norma sul matrimonio riparatore viene finalmente eliminata dal Codice penale, una svolta decisiva per realizzare la pari dignità morale e giuridica tra coniugi già sancita nell’art. 29 della Costituzione. Nel 1996 lo stupro viene riconosciuto, come reato contro la persona.
Per noi giovani donne Franca Viola rappresenta un grande esempio di forza femminile e di coraggio.
Premiata nel 2014 dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della festa della donna per il coraggioso gesto.