di Federica De Biase –
La piana del Sarno è un’area ricca di villae rusticae romane: ad oggi se ne contano circa duecentocinquanta. Lo studio di queste ville risulta, tuttavia, piuttosto complesso a causa di diversi fattori: alcune di queste, come la Villa della Pisanella a Boscoreale, sono state distrutte a seguito della seconda guerra mondiale oppure scavate da privati senza metodi scientifici e gli oggetti di valore che contenevano sono tutt’ora venduti in aste online; altre, invece, sono state rinvenute durante scavi compiuti per la realizzazione di opere pubbliche e, dopo la catalogazione, sono state nuovamente interrate per portare a termini i lavori, come è avvenuto a Scafati durante la costruzione della rete fognaria. Uno dei maggiori progetti che si è occupato dello studio delle villae rusticae è stato il progetto SALVE, portato avanti in Germania e a cui ha preso parte il Professore Domenico Esposito: il team di esperti si è occupato di condurre gli scavi nella Piana del Sarno, durante i quali sono state rinvenute numerose villae e, addirittura, un giovane vigneto, con molta probabilità risalente a poco meno di due anni prima dell’eruzione del 79 d.C, il che ci permette di comprendere che, nonostante la situazione costantemente scossa da terremoti, l’economia pompeiana si è mantenuta florida fino all’anno fatale. Grazie all’aiuto del geografo M. Maerker, è stato possibile ricreare una mappa di come potesse essere strutturata la piana: dove si trovassero le ville, le strade e le necropoli. La dettagliata descrizione di ogni villa è stata inserita in una banca dati elaborata dal Professore Esposito. La classificazione delle villae rusticae proposta dal Professore si basa su un’analisi neutrale dell’evidenza archeologica, basata principalmente sugli elementi distintivi delle villae rusticae, sulla comunicazione interno-esterno di queste ville e sulla comunicazione interno-interno. Ognuna di esse presenta pochi collegamenti con l’esterno: la villa Regina a Boscoreale, ad esempio, presenta tre ingressi: uno dà sull’esterno, uno accede al vigneto, l’altro accede all’aia. Per il resto, troviamo muri molto alti e finestre estremamente piccole e spesso sbarrate da travi di legno, il tutto per evitare incursioni di pirati. Attraverso l’osservazione di diverse piante, è possibile notare come le ville siano tutte diverse fra di loro ma, allo stesso tempo, presentino tutte gli stessi elementi peculiari: in ognuna si trova un peristilio o un atrio al centro, collegato da un lato con l’esterno e dal quale si accede ad ogni spazio della villa. Per questo motivo la corte rappresenta il cuore di ogni villa. Molto spesso, al centro della corte, è presente un pozzo, la cui funzione è di raccogliere l’acqua che serve, tra i tanti scopi, a dissetare gli animali. Una delle aree a cui si accede dalla corte è la cucina, simile per tutte le ville: elementi in comune sono, ad esempio, il focolare al centro, su cui viene cotto il cibo, il bancone in muratura, la macina ed il forno, che servono per produrre il pane. Chiaramente, ogni villa rustica presenta una stalla, in cui si trovano diversi animali di cui sono stati rinvenuti i resti: muli, cavalli, maiali, pollame e persino cani. Infine, in ogni villa è presente un torchio per il vino, che si affaccia sul vigneto da un lato e dall’altro è collegato alle cellae vinariae, dove viene conservato il vino, trasportato dalle presse alle cantine tramite sistemi simili a scivoli. A ridosso dell’ambiente della pressa si trova l’area residenziale che, nella maggior parte dei casi, è un triclinium, una sala per i banchetti, dove si svolge il rito sacro del vino dedicato a Bacco: sono stati ritrovati, infatti, numerosi oggetti, dipinti ed iscrizioni che celebrano la divinità. Altro ambiente caratteristico e necessario nelle villae rusticae è l’aia, dove vengono lavorati grano e legumi. Infine, la disposizione degli ambienti rispetta uno schema uguale per tutte le ville: le cellae vinariae si trovano sempre a nord-ovest, le presse sempre a nord-est, le cucine sempre a sud-est. Le colture tipiche della zona e delle ville sono svariate: uva, soprattutto, ma anche mele, melograni, pere, pesche, albicocche, fichi, olive, nocciole, noci, castagne, pinoli, aglio, cipolle, cavolfiore, carciofi, fave. Più rari sono il frumento, l’orzo ed i cereali, con molta probabilità importati dall’estero. Ad ogni modo, la produzione più abbondante è sicuramente la vite, di cui, ci comunicano le fonti, esistono diverse varietà, tra cui alcune locali, come la vite Pompeiana. Un percorso, quello presentato dal Professore Domenico Esposito, estremamente interessante e dettagliato sul motore dell’economia romana: la villa rustica.