di Carla Alaadik –
Ciclo di Incontri sulle nuove frontiere dell’Archeologia
“ Archeologia del vino: la produzione e la cultura del vino nella Campania antica”
“Impastato è il mio pane nella lancia/ nella lancia è il mio vino della Tracia/ alla lancia io mi appoggio quando bevo. /Va con la grande coppa tra i banchi della veloce/ nave, togli i suggelli delle anfore panciute;/ e il vino rosso spilla fino alla feccia di guardia/qi noi non potremo restare senza bere” (Archiloco frr. 2,4 West)
Ad oggi il vino ha forse perso la centralità che assumeva nei banchetti di oltre duemilacinquecento anni fa, ma la sua grande importanza ci è stata magistralmente illustrata dal professore Flavio Castaldo, attraverso l’affascinante successione di immagini di affreschi e di pitture vascolari, di matrice greca ed etrusca, efficacemente affiancate a immagini attuali che immortalano quasi la magia del mosto che diventa vino.
Un esempio ne è il parallelo tra il procedimento della torchiatura raffigurato nello skyphos attico a figure nere e gli uomini e il palmento che, sebbene immortalati duemilacinquecento anni dopo, testimoniano come la tradizione sia interamente sopravvissuta.
Altro interessante momento di riflessione è stata l’analisi delle somiglianze tra la kylix greca, necessaria al tempo per la consumazione del vino, e la tradizionale coppa dalla bocca ampia. L’evidente affinità tra i due oggetti è infatti riconducibile sempre allo stesso fine, l’esigenza cioè di far ossigenare il vino, processo chimico che da millenni risponde alle stesse leggi della natura.
A conclusione della lezione, il professore Castaldo ci ha guidati nell’analisi della tradizione di condividere la consumazione del vino, durante i celebri ed esclusivi simposi, soffermandosi prima di tutto sulle lastre della Tomba del Tuffatore, risalenti al V secolo a.C. e oggi conservate presso il Museo Nazionale di Paestum, ed in seguito sulle scene riportate sulla Tomba della Caccia e della Pesca, questa volta di matrice etrusca, e risalente al VI secolo a.C..
Abbiamo quindi appreso che il vino, nei secoli, è stato una delle più grandi muse ispiratrici, soprattutto per la nostra cultura occidentale, al punto da poterci suggerire che, in fin dei conti, in vino “ars”.