di Manuela Mancino, 5ªS2 – Liceo Scientifico –
A molti studenti, se non a tutti, nel corso della propria carriera scolastica, sarà capitato di pensare ad alcuni argomenti che, apparentemente, non hanno nessuna relazione con ciò che si studia a scuola. Sono tematiche inserite nelle cosiddette “terre di nessuno”, spunti di riflessione o concetti astratti che non troviamo preconfezionati nei programmi scolastici; allo stesso modo sembra impossibile trovare una tematica che accomuni due discipline apparentemente agli antipodi, come Filosofia e Fisica. Eppure, talvolta può accadere che anche due mondi percepiti come totalmente separati possano trovare un punto d’incontro. È ciò che abbiamo cercato di dimostrare noi studenti della classe 5ªS2 , coadiuvati dalle nostre docenti, progettando un laboratorio intitolato “Questione di brividi…tra Fisica e Filosofia”. In effetti, dare un’unica definizione di brivido è abbastanza complesso, ognuno di noi potrebbe averne una. Un brivido si prova ascoltando una canzone, guardando un film, è la pelle d’oca che avvertiamo quando abbiamo paura o quando la meraviglia ci assale. Ci sono brividi belli e meno belli, fisici ed emotivi, alcuni possono essere spiegati scientificamente mentre per altri è semplicemente questione di cuore. Spesso la scuola viene considerata noiosa dai ragazzi, ed è normale, di certo non è sempre una festa, però basta cambiare punto di vista per accorgersi di piccoli dettagli mai notati prima. Consideriamo lo studio della filosofia, ad esempio. E’ vero che trascorrere i pomeriggi studiando Platone o Kant non è esattamente entusiasmante, però i brividi si avvertono. Il ruolo della filosofia, cito testualmente la prima frase della prima lezione di filosofia del terzo anno, è distruggere: insinua il dubbio e l’attimo dopo demolisce ogni certezza…. e va bene così, è proprio qui che sta il bello! Ogni volta che si è d’accordo o meno con un pensatore, si accresce il proprio pensiero critico. La filosofia dà la scossa, partendo da Socrate, la torpedine di mare che ci ha insegnato ad affrontare tutto in modo diverso, a porci problemi che mai avremmo pensato potessero interessarci. Siamo spronati a ragionare, magari ci convinciamo del fatto che una freccia in movimento è in realtà immobile o magari no, chissà. Sono i brividi del pensiero ma, purtroppo, a volte può accadere che una scossa non l’avvertiamo solo nell’animo ma sulla pelle. È un tipo di brivido diverso, è il tipo di brivido studiato dalla fisica. Anch’essa è un po’ come la filosofia, induce al ragionamento, è forse lo spauracchio di chi, come me, frequenta il Liceo Scientifico, e come la filosofia riserva molte più sorprese di quanto ci si aspetti. Attraverso il laboratorio abbiamo affrontato il problema della pelle d’oca, analizzando un dispositivo in grado di rilevare le emozioni a cui essa è legata. Abbiamo compreso i fenomeni elettrici alla base della formazione dei fulmini, tanto pericolosi quanto straordinari da osservare mentre creano un gioco di luci nel buio della notte. Certo, forse la folgorazione non è proprio il tipo di scossa di cui abbiamo bisogno ma ce ne sono altre che, invece, sono talmente potenti da far venire i brividi. È l’aspetto più artistico della fisica, talvolta abbandonato o messo in disparte ma che permette di comprendere quanto essa possa essere straordinaria e per niente “banale”, come quando ci si rende conto che è possibile riprodurre una canzone con due bobine di Tesla che generano delle scariche elettriche…. e tutto diventa affascinante. Insomma, forse non ci sono tematiche che fanno parte delle desolate terre di nessuno. Forse non si tratta solo di trovare quell’argomento che accomuni fisica e filosofia, si tratta di imparare ad avere una visione d’insieme, di imparare ad aguzzare lo sguardo e tendere l’orecchio, a prestare attenzione a ciò che ci circonda, perché il mondo non è diviso in letteratura, chimica, fisica o storia, è una giostra che gira e gira e in cui ogni cosa si confonde, restando però perfettamente distinguibile dal resto. Non si tratta solo di un laboratorio, ma di un percorso che dura cinque anni, pieno di alti e bassi e ricco, ricchissimo di brividi. I brividi per l’interrogazione di filosofia o per il compito di fisica, la pelle d’oca delle prime esperienze, la scossa data dai compagni di classe. Può trattarsi perciò di una canzone, una persona, un fulmine o un colpo di fulmine; può essere un film o qualsiasi altra cosa ma, alla fine, tutto, e dico tutto è…questione di brividi.