di Isabella Santillo, 4ªC1 –
Il presupposto per questo nostro viaggio a Berlino è stato il percorso di “Autorità e dissenso” che abbiamo iniziato a sviluppare in classe nelle ultime settimane. Abbiamo quindi scelto il posto che più di tutti incarna la complessità della relazione tra il potere e le persone, un luogo in cui le lacerazioni passate sono visibili e restano un monito per il futuro. In questi giorni abbiamo scoperto Berlino: dire che l’abbiamo visitata è riduttivo, e in fondo credo che questa non sia una città da visitare come turisti. Bisogna andare a fondo per capirla, guardare ogni cosa con occhi consapevoli e sensibili. All’inizio mi sembrava una città un po’ anonima nel suo complesso, ma ora direi che è eterogenea e profonda, piena di significati. Abbiamo ripercorso la sua storia con i consigli delle guide, in workshop dedicati, che hanno indirizzato la nostra attenzione a cogliere i particolari più significativi, dalla fondazione alla Berlino prussiana e a quella nazista, dalla distruzione della guerra alla divisione della nazione e della città stessa, fino alla caduta del muro e alla incredibile rinascita e modernità.
Se si è ad est o ad ovest, lo si riconosce subito: la vecchia BRD (Bündes Republik Deutschland) è oggi la city, la parte commerciale e fondamentalmente simile a quella delle altre capitali europee, ma arricchita da alcune testimonianze del passato, come la chiesta di Kaiser Wilhelm. La parte Est, ex DDR, è un po’ grigia, ma più originale e autentica, porta i segni di anni laceranti, quelli del muro, che inevitabilmente ne hanno modificato le sembianze. Abbiamo però anche visto l’altra faccia della medaglia, esposta in modo interessantissimo al Museo della DDR, dove la vita quotidiana durante il comunismo è raccontata e testimoniata con oggetti originali e retorici, che rispecchiano i modi di fare e le idee di un popolo che, tutto sommato, aveva la possibilità di vivere bene se non si crucciava della censura, della violenza e della limitazione della libertà. Abbiamo visto una Berlino est dove le donne studiavano in facoltà “maschili” e lavoravano in tutti gli ambiti, dove potevano costruirsi una carriera e non dovevano per forza essere “donne di casa” perché c’erano asili nido in cui il regime investiva abbondantemente. Insomma, abbiamo capito che è importante analizzare i fenomeni e le realtà storiche da più angolazioni. Allo stesso modo è importante ripercorrere le varie tappe che hanno generato un determinato momento storico, con particolare attenzione ai processi di cambiamento e trasformazione. Per questo, oltre ad aver appreso molto dalle spiegazioni delle guide durante la visita della città, ci siamo anche recati in musei fondamentali per le testimonianze che raccolgono: la Topographie des Terrors e il campo di concentramento di Sachsenhausen, ad Oranienburg. Visitando questi luoghi di dolore e tristezza, si è pervasi di incredulità, angoscia, rabbia, ed è giusto: non arrivi mai il giorno in cui proveremo indifferenza. Berlino è una città che ha fatto della memoria una forza, una necessità umana, sociale, storica. La consapevolezza del passato è promossa, facciate di palazzi sono state lasciate con i segni della guerra, i buchi delle mitragliatrici, altri palazzi, crollati sotto i bombardamenti, hanno lasciato un vuoto e quel vuoto è stato mantenuto, perché racconta più di uno spazio pieno. Il memoriale in onore degli ebrei (Denkmal für die ermordeten Juden Europas) è un altro luogo di estrema potenza, evocativo della tristezza che la storia si porta dietro. Ma i tedeschi tengono molto anche a ricordare tutti coloro che invece si sono opposti, che hanno voluto far sentire la loro voce e non piegarsi mai: i protagonisti di un dissenso attivo e partecipato, senza distinzione di sesso o età. Ai membri della Rosa Bianca e a tanti altri attivisti che volevano cambiare le cose, pacificamente e non, ad esempio, è dedicato un museo nella sede del Ministero della difesa. Abbiamo conosciuto la storia di Sophie Scholl e di Georg Elser, la prima, giovanissima studentessa e membro della Rosa Bianca, il secondo, un artigiano che ha sentito la necessità di attentare alla vita di Hitler realizzando una bomba sofisticata a cui però il Führer sopravvisse. Abbiamo poi potuto ammirare la Street Art dell’East Side Gallery, un museo incredibile e pieno di spunti, graffiti da scoprire e studiare, messaggi di pace, inviti alla memoria e alla riflessione. Alla Street Art è anche dedicato un museo, l’Urban Nation: scoprire cosa c’è dietro a opere così interessanti e particolari, come quelle che noi abbiamo visto, è interessantissimo. Un altro esempio di Street Art molto importante e significativo è il Leviatano, il famoso uomo fatto di uomini ammassati che sta per mangiare il solo che cerca di dissociarsi; rappresenta in modo molto efficace una realtà dove tutti alimentano il meccanismo perverso, un meccanismo che divora e dal quale è svantaggioso, o impossibile, fuggire.
Poiché sappiamo che i tedeschi sono sempre stati molto attivi nella ricerca archeologica, non potevano mancare il Neue Museum, dove è custodito il famoso Busto di Nefertiti e il Pergamon Museum; qui dall’arte classica si passa a quella orientale e islamica, alla quale moltissimi artisti europei si affacciano dopo la nascita della fotografia, consapevoli di dover innovare la propria arte anche in funzione di un mondo che mutava velocemente. Infine, abbiamo visitato la National Gallery e l’Hamburger Bahnhof, museo dove l’arte appare quasi snaturata nella sua concezione classica, l’artista diventa colui che firma opere realizzate da altri e ne incassa i guadagni, oppure diventa uno sciamano con qualcosa da insegnare, con la missione di migliorare il mondo. Assistiamo dunque a opere che traducono la dimensione inconscia dell’uomo con tutte le sue pulsioni più torbide, oppure opere che sono lezioni di un momento, fuggevoli, non più eterne come doveva essere l’arte classica. Gli artisti percepiscono e riflettono nelle loro idee tutta la complessità di un mondo che sta cambiando e, di conseguenza, danno luce alle idee più originali.
Sicuramente, Berlino offre una varietà enorme di musei, tutti ricchi di testimonianze importanti. L’invito è a scoprire Berlino, perché permette di capire tanti passaggi importanti che hanno segnato la storia, e soprattutto è una città che fa attenzione ai processi che portano a quei cambiamenti. A questo proposito, il professore che ci ha guidato nel Museo della Resistenza ha detto una cosa, secondo me, molto importante: non potremo mai comprendere i campi di sterminio, ma è nostro dovere analizzare le strade che li hanno resi possibili.