di Laura Acanfora –
Durante quest’anno scolastico, alcuni di noi hanno avuto l’occasione di parlare con wwoofers provenienti da ogni parte del mondo durante le ore di lezione d’inglese. Questi ragazzi, ospitati nella fattoria organica della signora Mariapia, a San Salvatore Telesino, partecipando al progetto del WWOOF (World Wide Opportunities on Organic Farms), lavorano come volontari dalle 4 alle 6 ore al giorno presso una fattoria completamente ecosostenibile ed organica, ricevendo in cambio vitto, alloggio, tanta esperienza in fatto di ecologia e un grande bagaglio culturale dato dalla completa immersione in una nuova città, spesso nazione o addirittura continente.
Il 25 novembre, con la mia classe, la 2ªS1, abbiamo visitato la fattoria in cui avviene tutto questo, ritrovando i ragazzi che avevano parlato con noi (in inglese ovviamente ) qualche settimana prima durante l’ora di inglese: Veronica, dalla Nuova Zelanda, Mizuki dal Giappone, Charlie dall’Inghilterra e Vegard dalla Norvegia.
Dopo aver dato un’occhiata alle varie coltivazioni e dopo che le ragazze ci hanno spiegato brevemente la conformazione particolare di qualche orto (i cavolfiori viola, ad esempio, erano disposti a spirale, assieme ad altri tipi di piante per usare meno spazio e coltivare più tipi di ortaggi ) o le tecniche biologiche per non far seccare le piante d’inverno (coprendole con le erbacce secche, creando quasi una coperta, una cappa calda) o per far sì che gli alberi non muoiano, ho avuto modo di parlare più a fondo con tutti i ragazzi.
Ognuno di loro ha aspirazioni e sogni diversi nella vita e motivazioni diverse per cui hanno intrapreso il percorso del wwoofing. Charlie, ad esempio, è uno chef che vuole imparare la genuinità del cibo italiano e la freschezza degli alimenti di stagione, appena colti, Veronica ha studiato moda e vuole continuare, ma con consapevolezza e attenzione verso l’ecosostenibilità, Vegard vuole dare una svolta alla sua vita e trovare quel progetto speciale in cui investire la sua grande voglia di fare, mentre Mizuki è ancora una studentessa, ma sta imparando dalla pratica nuove lingue e nuovi modi di vivere e applicare la teoria che impara a scuola.
Tutti, però, mi hanno detto la stessa cosa: il wwoofing per loro è un’esperienza bellissima, che li sta arricchendo e li sta facendo prendere consapevolezza su cose che prima, vivendo in città, in Paesi poco attenti all’ambiente, senza educazione sull’agricoltura e l’ecologia, non sapevano. Qualcuno tornerà più ricco di altre culture e migliore come persona, partendo dai piccoli gesti a cui hanno imparato ad abituarsi come il nostro saluto “a doppio bacio” e al contatto fisico in generale, fino ad arrivare ad espandere la propria capacità nel parlare e relazionarsi, integrando lingua e tradizione del posto in cui hanno lavorato, faticato, ma anche condiviso molto, in un ambiente sano, rilassato e completamente nuovo.