di Isabella Santillo del Liceo Classico Internazionale in stage all’estero –
Mi fa uno strano effetto dire che siamo ormai a dicembre e che quattro mesi della mia esperienza sono già volati via, un effetto che non so interpretare. Il mio umore è talmente altalenante, si susseguono momenti di gioia e determinazione ad altri di tristezza e nostalgia cronica, e non parlo di settimane, ma di come cambio nell’arco di una sola giornata. I periodi davvero difficili non mancano, a volte mi sento così sola e lontana dalle mie sicurezze che vedo tutto nero e mi approccio male anche a ciò che potrebbe farmi stare bene. C’è una cosa che ho capito grazie a questi periodi : « la vita è uno specchio, ti sorride se la guardi sorridendo »; devo essere propositiva, affrontare giorno per giorno con il coraggio, la forza e l’entusiasmo che mi hanno spinto ad intraprendere questo volo; devo pormi come obiettivo quotidiano quello di approfittare al meglio di ogni momento e di far tesoro di ciò che può costituire un’occasione di crescita.
Sicuramente l’inverno porta con sé un po’ di nostalgia, le feste senza i parenti, quel calore familiare che senti affievolito, il freddo. Perché l’inverno qui in Québec è davvero, davvero tanto freddo! Sono due settimane che non smette di nevicare, l’aria è pungente, il cielo è quasi sempre bianco, tanto che si confonde con il resto del paesaggio e non vedi più l’orizzonte, il limite della terra ferma; ti senti un po’ come in quelle palle di vetro con la neve finta. Solo che qui la neve è vera, ed è diversa da quella che ero abituata a vedere una o due volte l`anno in montagna con papà: è tanta, più soffice e si posa ovunque, ricopre ogni minima superficie e tutto sembra così diverso. Le giornate in cui non nevica e il cielo non si mescola con il resto, lo spettacolo è incredibile, la neve riflette la luce, brilla e anche l`aria cambia, diventa meno pesante. Questa è più o meno la descrizione metereologica dei prossimi cinque mesi, potrò aggiornarvi solo ad Aprile, se tutto va bene!
In fondo questo non è altro che la scenografia dell`opera teatrale divenuta la mia realtà, la parte migliore sono gli attori che la vivono con me e le scene che insieme creiamo. È incredibile la quantità di stimoli di riflessione e momenti di crescita consapevole che questa esperienza ti offre, quanto ti faccia aprire gli occhi su cose che avevi sempre dato per scontate. Quando vivi nel tuo piccolo nido sicuro e confortabile tutto diventa abitudine, conosci il copione, conosci gli attori; uscire da questa bolla per andare in tournée è una sfida, non sai se avrai successo o se ti lanceranno pomodori, ma sai che crescerai, ti migliorerai, tornerai diverso e più libero. Non solo impari a stringere i denti, rimboccarti le maniche e asciugarti le lacrime, ma inizi a basare la tua felicità su tutte le piccole cose, inizi ad apprezzare un sorriso, un aiuto spontaneo, una domanda interessata. L’altro giorno ero seduta sul secondo bus che prendo per tornare a casa dopo scuola, avevo un freddo incredibile, stavo tutta rannicchiata con i muscoli contratti; ad un certo punto una ragazza, con cui avrò scambiato qualche parola due o tre volte e di cui, a pensarci bene, non so neanche il nome, si siede vicino a me e mi abbraccia… « Così hai meno freddo », mi ha detto. Questo è solo uno dei tanti piccoli momenti che mi hanno riempito il cuore e fatto sinceramente sorridere.
Vi assicuro che anche di momenti molto divertenti ce ne sono in quantità, come quando cammino a minuscoli passi da pinguino per non scivolare sulla neve/ghiaccio (cosa già successa, per fortuna in presenza solo di mia madre e mio fratello ospitanti) o quando cerco di fare un discorso facendo finta di essere sciolta e inserendo espressioni québecoises e puntualmente sbaglio la pronuncia delle parole… Il mio accento, evidentemente molto rimarcabile, è “drôle” o “cute” ma l’imbarazzo non c’è mai. Basti pensare che ho fatto una presentazione di gruppo davanti tutta la classe con alcune mie amiche, un talkshaw in cui io ero una femminista incallita che litigava con un sostenitore di Trump ed una prostituta fiera del suo mestiere!
Ma i momenti più epici sono quelli riguardanti il cibo. Con tutto il rispetto per la loro cultura sicuramente ricca di sfumature, mi sembra necessario premettere che il loro piatto tipico sono patatine fritte con formaggio e salsa barbecue a cui puoi aggiungere non importa cosa. Non arrivo a capire come possano non piacergli l’espresso, i torroni, i taralli e il parmigiano arrivati dall’Italia (forse in fondo lo speravo egoista, li mangerò tutti io). Ora, posso capire che non avete mai assaggiato una vera pizza degna di questo nome quindi sbavate per quella del presunto ristorante italiano all’angolo, ma quando la mia hostmum mi dice « HO FATTO la pizza» e io mi ritrovo una piadina (e non intendo pasta troppo fina ma proprio una piadina, davvero) con salsa già pronta in lattina, prosciutto e tre centimetri di formaggio che non si avvicina neanche alla peggiore delle scamorze, a quel punto c’è qualcosa che non va. Sì, mi manca la mia famiglia, le mie amiche, il freddo sopportabile, ma il cibo… il cibo è un pensiero che si affaccia ad ogni pasto. Ad ogni modo, credimi nonna, recupererò!
Tornando alla parte profonda di questa esperienza, mi accorgo di cominciare a temere il tempo. Mancano solo sette mesi e dopo le vacanze di Natale i giorni voleranno e mi ritroverò al ballo di fine anno, poi nella mia stanza a fare le valigie e infine sull’aereo; a volte mi chiedo se sto sfruttando davvero ogni momento, se non sto tralasciando qualcosa, se sto lasciando qualcosa di buono di me agli altri. Forse non dovrei pensare troppo, solo lasciarmi sorprendere e affrontare tutto con entusiasmo e voglia di migliorarmi.
Sicuramente queste vacanze saranno differenti, strane, ma felice posso dire di avere anche un’altra famiglia ora e sono sicura che mi faranno sentire a casa.
Joyeux Noël tout le monde!