di Giulia De Fortuna e Marialaura Zarrelli (classe 3ªS1) –
‘Conosci te stesso’, questo può essere il monito adatto a descrivere l’esperienza vissuta da noi ragazzi delle classi terze del liceo scientifico tradizionale e opzione scienze applicate dell’Istituto Telesi@ il 3 febbraio 2016. Infatti,in questo giorno, abbiamo avuto la possibilità di recarci a Napoli insieme ai docenti accompagnatori, e di assistere, al Teatro Nuovo, ad uno spettacolo legato al processo svolto contro uno dei più grandi filosofi dell’umanità, intitolato “L’Apologia di Socrate” e tratto dalla grande opera di Platone (discepolo del famoso ateniese a cui l’opera è dedicata)poiché il suo maestro non ci ha lasciato alcuno scritto. Caratteristica fondamentale della rappresentazione è stata la presenza di un unico attore, Claudio Carini, che interpretava appunto il celebre Socrate, e che interagiva direttamente con il pubblico, invitandolo più volte a ragionare sulle accuse che erano state mosse contro di lui e coinvolgendolo in maniera attiva nella scena e nel discorso.
L’Apologia si sofferma sulla difesa e sull’esaltazione. Al filosofo vengono infatti rivolte le accuse di corrompere i giovani e di non riconoscere gli Dei convenzionali della città, elogiando, al loro posto, il Sommo Bene. L’impressionante ragione,che guida costantemente Socrate, lo porta a non scappare da ciò che lo aspetta, bensì a sacrificare la sua vita per i suoi ideali e per il rispetto delle leggi della città. In equilibrio tra passato e presente, dalla tragedia che colpì l’intera cultura occidentale per il decesso di questo grande personaggio si può trarre un’importante morale fortemente attualizzata, che predilige l’importanza della capacità razionale e critica. Questa, infatti, deve essere alimentata ogni giorno, senza limitarsi mai ad accettare le cose così come ci vengono mostrate, ma, anzi, ricercando continuamente la verità in noi stessi. Inoltre, si pone l’accento in maniera significativa anche sull’educazione alla legalità, poiché è fondamentale che i giovani crescano con sani principi e nel rispetto delle leggi, in quanto, come affermava Socrate, “chi rifiuta le norme del proprio Stato o della propria civiltà cessa di essere uomo”. Dunque, è proprio per orientare i suoi seguaci verso una corretta condotta che egli accetta la sentenza per lui stabilita con estremo coraggio, preferendo perire anziché fuggire.
Nello svolgimento dell’azione vari sono stati i riferimenti anche all’epoca contemporanea, volti a far vivere a noi studenti la consapevolezza di quanto ciò che successe in passato abbia delle ripercussioni sul nostro presente, così come molteplici sono stati i metodi utilizzati per farci catapultare nell’Atene del quinto secolo avanti Cristo, quasi come se fossimo stati spettatori del vero processo contro Socrate e avessimo avuto realmente la possibilità di scegliere la condanna per un uomo che contro il suo Stato non faceva altro che far maturare una visione critica degli avvenimenti ai suoi seguaci. E alla fine dell’opera, conclusasi con la condanna a morte del protagonista mediante assunzione di cicuta, ci è stata ancora concessa l’occasione di riflettere su quanto appena visto e si è avuta l’opportunità di porre ulteriori domande sullo spettacolo, riuscendo in questo modo ad avere una visione d’insieme ancora più nitida della complessità della vicenda, di cui conosciamo l’esistenza tramite gli scritti del più fedele discepolo socratico.
Questo spettacolo non è stato fine a se stesso, ma meta d’arrivo di un’indagine e di una ricerca intrapresa con i docenti di filosofia, volte alla conoscenza di Socrate e del suo pensiero. Per non giungere impreparati, infatti, nelle settimane precedenti la lezione sul campo abbiamo affiancato lo studio del filosofo ateniese alla lettura di frammenti dell’opera di Platone. La rappresentazione ha quindi costituito cinquanta minuti di riflessione conclusiva di questo percorso ben articolato, che diverrà parte del nostro bagaglio culturale, o meglio,della nostra formazione integrale di uomini e cittadini, chiamata “Paideia”. Indubbiamente, dunque, si è trattato di un’esperienza formativa che ci ha fatto riflettere in modo particolare sul ruolo essenziale della nostra libertà di pensiero, che non dovrebbe mai essere sminuito per il desiderio di omologazione alla massa.
Al termine della rappresentazione teatrale, abbiamo potuto poi vivere dei momenti di svago passeggiando tra i bellissimi quartieri napoletani (tra i quali la celebre Via Toledo, costruita durante il dominio spagnolo) e visitando anche Piazza Municipio e Piazza Plebiscito. Dopo qualche ora dal pranzo (costituito per molti da una gustosa pizza), abbiamo dovuto però prendere la via del ritorno, costeggiando il Maschio Angioino e attraversando il capoluogo Partenopeo per un’ultima volta, ma riflettendo, al contempo, sugli insegnamenti impartitici durante la giornata dallo spirito propedeutico del teatro e dalla sua nobile arte millenaria.