di Costanza Caiola e Nicole Calderoni –
“Il cielo d’Irlanda è un oceano di nuvole e luce. Il cielo d’Irlanda è un tappeto che corre veloce. Il cielo d’Irlanda ha i tuoi occhi se guardi lassù, ti annega di verde e ti copre di blu…”. Così Fiorella Mannoia cantava “Il cielo d’Irlanda” e noi, studenti della 1ª C1, in quell’oceano di nuvole e luce ci siamo quasi annegati. E’ un’ubriacatura di colori l’Irlanda, che ti investe con il suo tempo così malinconico, perché “il cielo d’Irlanda è un enorme cappello di pioggia”. L’Irlanda è stato il nostro viaggio nel tempo e nella storia e una volta impostati i comandi sulla Boyne Valley, ci siamo catapultati nelle Contee di Louth e Meath, proprio lì dove sono presenti tre siti preistorici principali: il Newgrange, il Knowth e il Dowth, separati dalla distanza, ma uniti dalla storia e dalle caratteristiche sociali, economiche, religiose e funerarie. La Valle è dominata da tre grandi tumoli e da 40 tombe e corridoi che caratterizzano l’età del ferro, l’età paleocristiana e medioevale. Questa Valle, Patrimonio dell’Unesco, ci ha incantato con la sua arte e la sua storia. Proprio lì, dove il film Braveheart di Mel Gibbson ha rubato l’atmosfera per narrare la sua storia, siamo stati noi; ad impregnarci a nostra volta di esperienze, tradizioni nuove, ma antiche, a respirare la storia di un tempo che possiamo solo immaginare sui libri di storia.
“In un giorno di pioggia ho imparato ad amarti, mi hai preso per mano portandomi via”. E’ Dublino la città raccontata in questi versi di un’antica ballata. Facendoci prendere per mano abbiamo attraversato atmosfere celtiche, alla ricerca delle case e degli scrittori che le hanno abitate. Allora James Joice e Oscar Wilde, ci hanno sfiorato con le loro parole e il sottofondo degli artisti di strada ci ha accompagnato per tutta la città. E lì al Merrion Square, al numero civico 1, disteso su una pietra, nel grande giardino centrale, Oscar Wilde, sembra non essersi mai allontanato, padrone di casa in attesa, un po’ insolente… ma cosa ci si può aspettare da un “dandy”! Certo, l’ombrello sempre a portata di mano, ma che importa se ad ogni angolo scopri la magia. Anche la pioggia in Irlanda è magica, sembra una balia che ti avvolge e che racconta a sua volta attraverso una vecchia ballata. Poi al Trinity College, la storica università costruita nel 1591, famosa per la Long Room, la biblioteca che custodisce testi accademici e busti di filosofi, scienziati e scrittori famosi. Che atmosfera emana il Trinity College, con la sua Torre campanaria, cose che meravigliano gli occhi e l’anima.
All’Atlantic School Language abbiamo sperimentato, per qualche giorno, cosa significa essere studenti a Dublino. Una bella esperienza che ha sottolineato ancora di più il vivere un “luogo”.
Non si può andare via dall’Irlanda, se non si assaggiano i piatti tipici e noi l’abbiamo fatto e non si visita la Guinness Storehouse, un grande centro a sette piani dedicato alla storia e alla produzione di una birra famosa in tutto il mondo. L’edificio ha la forma di una pinta ed in esso si possono scoprire gli ingredienti componenti la birra che si alternano in un gioco di cascate. All’ultimo piano dell’edificio si può godere la vista di una Dublino a 360° osservando i punti di riferimento più importanti di tutta la città. Non si può andare via senza comprare souvenir portafortuna, trifogli e folletti del bosco… che sanno di fiaba e ti augurano fortuna.
E se il “cielo d’Irlanda è Dio che suona la fisarmonica”… quel suono è arrivato fino a noi, forte e chiaro!
Un grazie particolare alla Dirigente ed ai Professori Collina ed Imparato.