di Costanza Caiola 1a C1 –
Mi piace ascoltare storie, mi piace immaginarle e fantasticarci su… Se poi a raccontarle è un vaso conosciuto come il “Cratere di Assteas” allora non ci resta che immaginare una storia all’Indiana Jones con tanto di misteri, profanatori di tombe e leggende. Il protagonista è Assteas che aveva origini greche, come la città in cui abitava: Poseidonia, oggi divenuta Paestum. La collocazione sulla linea del tempo, il IV sec. a.C.. Assteas era, dunque, un ceramografo e un ceramista, uno fra i più attivi pittori vascolari a figure rosse della Magna Grecia e gestì un grande laboratorio, in cui si producevano Hydriai e Crateri. Amava dipingere sui suoi vasi scene ispirate ai miti greci, che a loro volta erano ispirati dalle vicende umane (o anche dalle loro miserie!). I vasi di Assteas non erano destinati solo ad abbellire le abitazioni, ma talvolta finivano sotto terra, secondo la tradizione del tempo, in una tomba. Proprio lì, in una tomba, molti secoli dopo, nel 1973 d.C., a Sant’Agata De’Goti (l’antica Saticula), un contadino trovò il “Cratere di Assteas”. Il contadino forse intuì (o forse no) che quello che aveva fra le mani era un’opera di grande valore. Certo non poteva sapere che le figure rappresentate sull’antico vaso raccontavano di Europa, figlia del re fenicio Agenore e di Zeus che, di lei innamorato, si trasformò in un Toro bianco, per portarla con sé fino all’ isola di Creta. Il contadino nemmeno sapeva che fu amore fra Europa e Zeus, tanto che, insieme a loro fu raffigurato Pothos, simbolo del desiderio amoroso. Qualche anno più tardi la favola d’amore di Zeus ed Europa fruttó al contadino un milione di lire e… un maialino. Nella nostra storia ci sono tutti gli elementi, anche la suspense …Che fine avrà fatto il “Cratere di Assteas”? Come in ogni storia che merita un lieto fine, anche qui arrivano i “nostri”…Dopo anni di indagini, scaturite da una foto in cui il contadino si ritraeva insieme al vaso, forse per vanità, forse perché in fondo ne aveva apprezzato la bellezza dei decori o per attestarne l’autenticità, alcuni funzionari esperti in recupero opere rubate riuscirono a riportare l’opera in Italia, tanto da esporla al Quirinale, in una mostra intitolata “Nostoi, Capolavori ritrovati”e da lì la storia e il vaso di Assteas sono ritornati a Sant’Agata De’Goti per farci spalancare gli occhi, le orecchie, la mente e il pensiero rivolto ad Europa, sulla groppa del Toro bianco, Zeus, che la porta via, innamorato, fino all’Isola di Creta.
P.S.Per la cronaca il vaso sarà esposto nella Chiesa di San Francesco di Sant’Agata De’Goti fino al 17 maggio 2015,per poi essere esposto al Palazzo Reale di Milano nell’ambito degli eventi previsti per l’Expo 2015.
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