Come racconta Omero, nel famoso inno ad Apollo, questo Dio rappresenta la giustizia e protegge i poeti, essendo anche lui un abile suonatore di cetra. Sempre nello stesso testo,si parla del suo incredibile prodigio, cioè quello di aver salvato una nave cretese, trasportata da delfini (da qui il nome Delfi) nel sito dove avrebbe istituito, dopo aver ucciso il mostro ctonio Pitone, il suo oracolo. Tra l’altro l’inno omerico si concentra sulle modalità di reclutamento dei sacerdoti delfici e sui vaticini della Pizia. Ben presto, venerdi 6 marzo, siamo partiti alla volta del sacro sito di Delfi. La pioggia ci ha impedito l’ascesa per la visita dell’oracolo e dei preziosi “tesori”, tempietti eretti con le offerte votive delle città che cercavano responsi. In compenso, però, con la preziosa traduzione delle didascalie in francese ad opera della professoressa Bruno, abbiamo ammirato tutto quello che é conservato nel Museo. Non solo l’Auriga, splendido esemplare di scultura di un nobile vincitore di una corsa,ma anche metope e statue, capitelli, gioielli di rara fattura, ex voto attestanti la grazia ricevuta. Non solo l’ Onfalòs, l’ombelico del mondo, una pietra che attesta che Delfi abbia ricoperto questo ruolo. Zeus aveva inviato, a tale scopo, due aquile, una ad est e l’altra ad ovest e queste si erano ritrovate presso l’oracolo Pitico. Oggi siamo, on the road, ci attendono lo stretto di Corinto, Epidauro e la cittadella fortificata di Micene.
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