di Elisa Di Cerbo e Teresa Sparago, 2ªS2 –
La sentenza n. 131 del 2022 della Corte Costituzionale (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 1 giugno 2022), ha dichiarato l’incostituzionalità dell’art. 262 del Codice Civile primo comma, nella parte in cui stabilisce che il figlio assuma il cognome del padre.
La Corte ha stabilito che il cognome del figlio deve comporsi con i cognomi dei genitori nell’ordine dagli stessi deciso, fatta salva la possibilità che, di comune accordo, i genitori attribuiscano soltanto il cognome di uno dei due.
Noi ragazze della 2S2, che un domani ci ritroveremo ad affrontare la questione, ci siamo chieste che cosa stabilisse realmente la sentenza.
La sentenza, nello specifico, afferma che:
a) il cognome del figlio deve comporsi con i cognomi di entrambi i genitori;
b) di comune accordo i genitori possono decidere di attribuire indifferentemente il cognome del padre o della madre;
c) l’ordine dei cognomi deve essere concordato tra i genitori;
d) in caso di disaccordo il contrasto potrà essere superato con il ricorso al giudice.
La decisione dei Giudici ha segnato una svolta epocale nell’uguaglianza tra genitori.
Questo cambiamento infatti è nato da una attenta analisi degli articoli 3 e 29 della Costituzione, i quali affermano l’uguaglianza tra uomo e donna, sia davanti alla legge che all’interno della famiglia; di fatto la trasmissione automatica del cognome paterno si rifà a uno schema familiare e sociale di tipo patriarcale.
Tuttavia insorgono dalla decisione della Corte, diverse problematiche tra cui il possibile aumento esponenziale del numero di cognomi di generazione in generazione, che rappresenta un serio inconveniente anagrafico
La sentenza infatti richiede un necessario intervento legislativo; spetterà quindi al Parlamento disciplinare e risolvere questi ultimi aspetti.
Noi crediamo che questa sentenza elimini definitivamente le disparità tra coniugi, poiché garantisce a entrambi i genitori il diritto di scegliere quale cognome attribuire al figlio dando così lo stesso valore alla volontà di tutti e due i membri della coppia.
Tuttavia, seppur questa riforma rappresenti un ulteriore passo avanti verso il raggiungimento della parità di genere, noi crediamo che il cambiamento- almeno in un primo momento- non sarà visibile a causa del conservatorismo di alcuni nuclei familiari.