a cura di Francesca di Crosta e Raffaella Ludovico, per le classi 3ªS1-3ªS2 -3ªS3 e 4ªS2 del Liceo scientifico –
Annata eccezionale per l’edizione numero 76 del Premio Strega! Per la prima volta nella storia del prestigioso premio, legato al celebre marchio beneventano, entrano in semifinale ben sette libri della dozzina.
Fabio Bacà, con «Nova» (Adelphi Edizioni) e Alessandra Carati, con «E poi saremo salvi» (Mondadori) si sono aggiudicati il quinto posto ex aequo con 168 voti, mentre Veronica Galletta con ” Nina sull’argine” , per i tipi della Minumun fax, in virtù dell’art.7 del regolamento che prevede la presenza tra i finalisti di un libro pubblicato da un editore medio-piccolo, ha ottenuto la settima posizione.
Tra i favoriti sembrano esserci però Mario Desiati, “Spatriati” (Einaudi), Claudio Piersanti, “Quel maledetto Vronskij” (Rizzoli) e Marco Amerighi, “Randagi” (Bollati Boringhieri). Veronica Raimo con “Niente di vero” (Einaudi) è stata invece la più votata dai giovani lettori ed è risultata vincitrice del Premio Strega Giovani, il giorno 7 giugno 2022 presso il Pala Studio di Cinecittà.
A rendere questa edizione particolarmente significativa è anche un anniversario. Ricorrono infatti 120 anni dalla nascita di Maria Bellonci, che insieme al marito Goffredo Bellonci diede vita ad un salotto letterario, denominato gli “Amici della domenica”, da cui nel lontano 1947, nacque il Premio Strega, con il patrocinio dell’industriale Guido Alberti, produttore del liquore Strega.
Maria Bellonci, nata a Roma nel 1902 e allieva alla scuola delle suore del Sacro Cuore, presso il collegio romano di Trinità dei Monti, era ribelle e insofferente nei confronti delle attività proposte dalla scuola cattolica, distinguendosi per il carattere indipendente e la forte personalità. Dopo il matrimonio con Goffredo Bellonci – da cui prenderà il cognome – decise di dedicarsi alla letteratura, affascinata dall’immensa biblioteca del marito. Cominciò a scrivere articoli dedicati al tema della donna nella vita sociale e nella storia, che ebbero grande successo e continuò in seguito a occuparsi di storia e a scrivere libri, basati su una ricca e minuziosa ricerca delle fonti, consultando documenti originali esistenti, a partire dai quali era abilissima nel ricostruire un ritratto vivido e credibile dei personaggi storici descritti. Diede vita a dei personaggi femminili che, pur vivendo in un lontano passato, apparivano moderni, vivi. Proprio in questi mesi Mondadori, in una nuova veste editoriale, ha ripubblicato Lucrezia Borgia, il romanzo d’esordio del 1939 che la rese nota al pubblico italiano e straniero. A Isabella D’Este è invece dedicato Rinascimento privato, con cui la Bellonci vinse il Premio Strega nel 1986 che fu anche l’anno della sua scomparsa.
Maria e Goffredo aprirono la loro casa privata alle relazioni e passioni pubbliche, e neanche la guerra riuscì a fermare quei famosi incontri tra artisti e scrittori nel salotto di viale Liegi. Fu così che un giorno si ritrovò a casa dei Bellonci anche un noto industriale, Guido Alberti, il padre del liquore Strega. Fu così che nacque l’idea di bandire un premio letterario, intitolandolo al celebre liquore: era il 1947 e il premio divenne un traino per il mondo della cultura italiana, logorata dalla guerra e dal ventennio fascista. “Cominciarono, nell’inverno e nella primavera 1944, a radunarsi amici, giornalisti, scrittori, artisti, letterati, gente di ogni partito unita nella partecipazione di un tema doloroso nel presente e incerto nel futuro. Poi, dopo il 4 giugno, finito l’incubo, gli amici continuarono a venire: è proprio un tentativo di ritrovarsi uniti per far fronte alla disperazione e alla dispersione” raccontò la Bellonci a proposito del premio. Si trattò quindi di un tentativo di salvataggio della cultura italiana che si presentava all’epoca dispersa, sfrangiata.
Non sono mancati negli anni polemiche, manovre e colpi di scena, come quello di Pier Paolo Pasolini che, nel 1968, mentre era in gara con Teorema annunciò clamorosamente dalle pagine del quotidiano «Il Giorno», con un articolo intitolato In nome della cultura mi ritiro dal Premio Strega, la propria rinuncia alla competizione. Pasolini scriveva che ormai «il Premio Strega è venuto a fare parte integrante di quella che si chiama “industria culturale” e si inquadra in una Italia borghese di tipo nuovo: per questa ragione il Premio è ormai in mano alle case editrici, che oppongono interessi di tipo industriale a quelli, di tipo culturale, sostenuti dagli scrittori. Lo scrittore corsaro non si sbagliava e, ancora una volta, aveva previsto gli interessi che spesso si nascondono dietro prestigiosi premi e attività culturali.
Forse però il fascino dello Strega è anche questo: riuscire a coglierne luci e ombre.
A noi studenti del Telesi@, che abbiamo partecipato al Premio Strega Giovani in qualità di giurati, resta il ricordo di un’intensa e appassionante maratona di lettura e la soddisfazione di aver incontrato i dodici scrittori in gara nella suggestiva cornice del Teatro romano di Benevento. Non ci resta che attendere la finale, programmata per il 7 luglio al Ninfeo di Villa Giulia a Roma.