29 Aprile 2020 – Lectio magistralis del prof. Umberto Curi: “Rispetto della legge per vivere in modo armonioso. La pena tra vendetta e giustizia”.
a cura diCarla Alaadik 3ª C1
Il Covid-19 non ferma l’associazione culturale Stregati da Sophia che, in risposta al lockdown, attraverso una piattaforma on line, ha permesso di portare un po’ di filosofia nelle nostre case.
La mattina del 29 aprile ha visto dunque alcuni studenti e studentesse del Telesi@ collegati alla piattaforma S.O.F.I.A. del Miur per la coinvolgente lectio del professore Umberto Curi.
Superate le oramai familiari e inevitabili sincronizzazioni audio e video è iniziato il fitto dibattito tra il professore e la professoressa Aglaia McClintok, docente presso l’Università degli studi del Sannio, improntato sul fortunato connubio tra filosofia e giurisprudenza.
Il dibattito si è snodato cordiale ma incisivo su tre momenti, apparentemente disgiunti, ma che hanno segnato un percorso sul senso della “pena tra vendetta e giustizia”.
Il primo, bellissimo, confronto ci ha condotti alla riflessione sulla monumentale trilogia dell’Orestea, composta nel V secolo a.C. da Eschilo, illustre tragediografo ateniese.
Il professore Curi chiarisce e definisce il fatidico assolvimento di Oreste la testimonianza di una “transizione tra un diritto informale, non scritto, che riconosce la legittimità della vendetta, e l’affacciarsi di un nuovo diritto, scritto, con il tribunale dell’areopago.”.
Il secondo argomento proposto dalla professoressa Aglaia McClintok ha affrontato il tema della simbologia, conducendoci all’evidenza che le personificazioni o le analogie della giustizia sono spesso attribuite a figure femminili, ed in particolar modo menziona la figura della donna raffigurata con una spada a doppio taglio, su una mano, e con la bilancia, sull’altra.
La spada a doppio taglio racchiude tutta la potenza simbolica di una giustizia che ristabilisce un equilibrio attraverso la pena, ma l’attenzione del dibattito si è spinta verso l’altro simbolo,
quello appunto della bilancia.
Il simbolo della bilancia ha condotto il confronto sull’equitas e il professor Curi ha preso in prestito le parole di Don Lorenzo Milani, perché così come all’interno del contesto scolastico “non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”, allo stesso modo anche i giuristi dovrebbero cogliere le differenze degli individui, perché non può esserci e non sarebbe davvero giusta una legge uguale per tuti.
La giurista McClintok però ha riproposto la bilancia come simbolo di equilibrio di partenza e non di arrivo, quasi a suggerire che la “tara” sul diverso sia un elemento di attenzione dal quale partire per arrivare ad una vera uguaglianza.
La perfetta fusione tra filosofia e giurisprudenza si è realizzata, però, nel momento in cui i due professori si sono interrogati sul “cortocircuito logico” che porta l’uomo a trovare una netta “corrispondenza tra colpa e pena” . Il professore Curi ci ha condotti ad una intensa riflessione: la pena cancella la sofferenza della colpa o aggiunge sofferenza a sofferenza? Come indicato dal filosofo tedesco Nietzsche: il diritto penale moderno si basa sulla concezione arcaica della vendetta?
Ci ha invitati ad una considerazione congiunta, ma probabilmente intimoriti dalla nuova modalità, o forse dall’intensità della domanda, noi studenti non abbiamo trovato la forza di rispondere.
L’intervento conclusivo della McClintock ci ha però confortato sul diritto moderno teso ad applicare procedure a garanzia di una equità che salvi dal libero arbitrio dei giudici e degli uomini.
Al di là delle risposte che forse avremmo voluto dare al professore Curi, insieme però a tante altre domande che il dibattito ha fatto nascere in noi, resta la sua profonda riflessione che vede la pena come ulteriore aggiunzione di sofferenza a sofferenza e a ricordarci che “non sempre l’irrogazione di una pena è il miglior modo di fare giustizia.”.