Nelle ultime settimane la nostra quotidianità è stata sconvolta da un fenomeno che nessuno avrebbe potuto prevedere e che nessuno può controllare. Buona parte di questa nostra quotidianità è rappresentata dalla scuola: per noi studenti il suono della campanella da sempre scandisce, non solo le ore di lezione, ma vere e proprie ore di vita, il caldo “buongiorno” rivolto ai collaboratori scolastici, i volti assonnati dei nostri compagni di classe, il rapporto di odio e amore con i professori; tutti elementi che molto spesso diamo per scontati ma che, nel momento in cui ne veniamo privati, ci sembrano irraggiungibili, acquisendo un valore tutto nuovo inimmaginabile fino ad ora. Questa é la situazione in cui migliaia di studenti si sono improvvisamente ritrovati qualche tempo fa. Senso di smarrimento, di incertezza di paura di un futuro quanto mai incerto:sono i sentimenti che ognuno di noi ha provato e,certo, continua a provare. Non c’è quindi da stupirsi per la confusione venutasi a creare nei primi giorni dopo l’annuncio della chiusura prolungata della scuola. Nessuno a partire dai ministri, passando per i dirigenti, fino ai professori e gli studenti, aveva idea di cosa si sarebbe dovuto e potuto fare e soprattutto seguendo quali modalità. C’è da dirlo, noi del Telesi@ non ci siamo fatti spaventare dalla drammatica novità della situazione, grazie anche alla prontezza e alla determinazione della preside e al grande impegno dei professori, non ci siamo lasciati cadere nella più facile rassegnazione, ma abbiamo lottato, abbiamo cercato in tutti i modi, con i pochi mezzi a nostra disposizione, tra mille difficoltà, di trovare un modo per rendere quanto più possibile la vita simile a quella che noi banalmente definiamo normalità, di creare un ambiente scolastico,senza scuola, per inseguire il diritto all’istruzione, messo a forte rischio da eventi che sembravano, e lo sono certamente, più grandi di tutto e tutti. Per andare incontro, soprattutto alle difficoltà dei professori nel campo delle nuove tecnologie, nell’immediato, per i primi giorni, WhatsApp è diventata la nostra classe. Certo, i problemi, le cose da migliorare, quelle che a noi ragazzi proprio non andavano erano molte. Passo dopo passo, però ci siamo mossi verso una scuola nuova: le fredde e poco efficienti lezioni su WhatsApp sono diventate, nella maggior parte dei casi, video lezioni, si è cominciato a rivedere quello spirito di confronto e di interazione studente/professore che sembrava ormai imprevedibilmente un felice ma lontano ricordo. Ed eccoci qui, certo i problemi ci sono e continueranno ad esserci, è inutile girarci intorno, la situazione non è certo normale e non è certo piacevole per nessuno. Noi studenti abbiamo fatto e stiamo continuando a fare la nostra parte. La parola più usata in questo periodo,tra noi e non solo è “speriamo”. Quello che ad oggi possiamo esternare è una semplice quanto incerta speranza, speranza che si trovi una cura, speranza di tornare quanto prima alla normalità, speranza di ritornare nelle nostre classi. La nostra è però una speranza diversa, forte della consapevolezza che la nostra voglia di andare avanti è maggiore di ogni difficoltà.
Gli studenti del Consiglio di Istituto
[wzslider autoplay=”true”]