Particolarmente interessante si è rivelata la lezione sul campo a Napoli realizzata da noi studenti delle classi 3ªS2 e 3ªSA2. Il testo platonico “Apologia di Socrate”, messo in scena da una compagnia umbra presso il Teatro Nuovo di Napoli e strutturato sotto forma di monologo, è riuscito a cogliere l’attenzione degli studenti presenti grazie al gioco teatrale nel quale siamo stati coinvolti in prima persona sin dall’inizio. Contemporaneamente, questa esperienza è stata di grande aiuto nella comprensione della figura di Socrate e del suo pensiero. Nell’Apologia, il pensatore si difende dai suoi accusatori, da quelli antichi e da quelli nuovi. I primi lo accusavano di indagare sulle cose celesti e su quelle che sono sotto terra e di rendere più forte il discorso più debole, impartendo ad altri gli stessi insegnamenti. I secondi, invece, lo accusavano di non riconoscere come dei quelli tradizionali della città, ma di introdurre nuove divinità e di corrompere i giovani. Socrate, filosofo costantemente alla ricerca della verità – che egli sostiene essere nell’uomo e non al di fuori di questo – mostra la sua innocenza di fronte ad entrambe le tipologie di accusa, ma accetta il suo destino. Preferisce, infatti, la condanna a morte piuttosto che l’esilio o la fuga poiché ritiene che l’uomo sia tale solo in quanto rapportato alla società. Restando, quindi, coerente ai suoi principi fino all’ultimo, preferisce morire seguendo le regole della sua città, anziché continuare a vivere violandole. Socrate, relativamente alle vicende della sua vita e della sua filosofia, che lo condussero al processo e alla condanna a morte, è stato considerato dal filosofo e classicista austriaco Theodor Gomperz, il «primo martire per la causa della libertà di pensiero e d’investigazione». Anche grazie a questa esperienza, abbiamo avuto ancora una volta l’opportunità di riflettere e ammirare un pensatore vissuto più di duemila anni fa, eppure ancora così attuale.
Nel pomeriggio abbiamo potuto visitare una piccola parte del centro storico del capoluogo partenopeo. Ci siamo, infatti, recati nella piazza del Gesù Nuovo. Essa ruota attorno al monumentale Obelisco dell’Immacolata, posto al centro dello spiazzale; sulla sommità del monumento, ritroviamo la statua di rame dell’Immacolata sulla quale ogni anno, l’8 dicembre, viene posta una corona di fiori. Sul lato nord-orientale e su quello opposto si innalzano rispettivamente due delle chiese più importanti della città: il Monastero di S. Chiara e la Chiesa del Gesù Nuovo. La prima, che rappresenta la più grande chiesa di stile gotico della città, possiede il sepolcreto ufficiale dei Borbone, dove riposano i sovrani del Regno delle Due Sicilie, da Ferdinando a Francesco II. La seconda, costruita su quello che era il palazzo Sanseverino, ha nella sua facciata quattrocentesca, con bugnato a punta di diamante in pietra piperina, il più tipico esempio di barocco napoletano.
In seguito ci siamo diretti verso il Museo del Tesoro di San Gennaro, che si trova di fianco al Duomo di Napoli. Qui abbiamo scoperto che il tesoro del Santo – vescovo di Benevento e martire cristiano – è la raccolta di preziosi più ricca al mondo. È più ricco persino della raccolta di gioielli della corona d’Inghilterra e del tesoro degli zar di Russia. Tuttavia, la caratteristica veramente unica del tesoro è che esso non appartiene alla Chiesa come i tesori del Vaticano, non appartiene ad una casa regnante come il tesoro d’Inghilterra e non appartiene neppure allo Stato come i tesori del Quirinale. Bensì esso, così come le ampolle contenenti il sangue del Santo, appartiene solo ed esclusivamente al popolo napoletano, il quale ne è custode e garante e lo conserva intatto da secoli. Proprio quest’ultimo nel corso dei secoli ha contribuito ad arricchirlo donando piccoli oggetti, cimeli di famiglia (spille, orecchini, anelli, collane ecc.) al Santo in segno di riconoscimento a seguito di una grazia ricevuta o proprio nella speranza di riceverla. Oggi la collezione conta addirittura ventunomila di questi pezzi.
Abbiamo infine visitato la Cattedrale di Santa Maria Assunta, ossia il Duomo di Napoli. Si tratta di una delle più importanti e grandi chiese della città, sia da un punto di vista artistico, poiché presenta la sovrapposizione di più stili, che vanno dal gotico puro del Trecento fino al neogotico ottocentesco, che sotto un profilo culturale, ospitando infatti tre volte l’anno il rito dello scioglimento del sangue di San Gennaro.
Posso affermare, a nome di tutti, che è stata una giornata meravigliosa durante la quale abbiamo potuto apprezzare ancora una volta la bellezza di questa città dai mille colori e dalle mille sfaccettature.
[wzslider]