di Veronica De Nigris e Michele Rinaldi –
“Napule è mille culure,
Napule è mille paure,
Napoli è nu sole amaro,
Napule è addoree’ mare”
(Pino Daniele)
È straordinario pensare di essere eternamente in viaggio, costantemente sospesi tra sogno e realtà, sentirsi a casa anche se lontani da casa perché in fondo per essere felici basta trovarsi con chi si vuole e poter godere della sterminata bellezza di ciò che ci circonda.
Alle prime luci del primo febbraio la “flotta” ,composta dalle classi 3ªS3, 3ªS2, 3ªSA3 e 3ªES1, è partita alla volta della “città delle 500 cupole”, la “Grande Mela” del Meridione, la città della pizza e del mandolino, la Musa ispiratrice di alcuni dei più importanti poeti della nostra letteratura: Napoli. Con l’entusiasmo nei cuori e il luccichio di alte aspettative negli occhi, l’equipe ha calcato il suolo napoletano intorno alle nove meno un quarto. Immediatamente avvolti dai sapori e dagli odori di via Toledo, l’intera compagnia non ha potuto far molto per non cadere nel terzo girone dell’Inferno dantesco, quello dei golosi…Dopo essersi rifocillati di sfogliatelle, cornetti, caffè e delizie varie, i ragazzi si sono diretti al Teatro Nuovo, ubicato nel cuore dei quartieri spagnoli. Contrariamente alle aspettative, l’attenzione degli studenti è aumentata in maniera esponenziale durante la rappresentazione teatrale de “L’Apologia di Socrate” messa in scena da Claudio Carini, abilissimo interprete e “ostetrico” di emozioni contrastanti, che ha invitato i giovani spettatori a sviluppare un proprio pensiero critico circa la condanna a morte del filosofo greco.
Per quanto possa essere bella una stanza, però, non si può conoscere e comprendere il mondo chiusi al suo interno. La stanza al di là delle porte, dei muri e delle barriere è molto più bella. Ogni vera città che si rispetti custodisce una propria storia, segnata da impronte indelebili che rappresentano tutt’oggi le icone della “Grande bellezza” del nostro Paese. Giunti così a Castel Nuovo, i giovani “esploratori” hanno fatto conoscenza con la guida, la quale li ha muniti di radioline e cuffie per una vera e propria esperienza turistica. Castel Nuovo, detto erroneamente Maschio Angioino, svettava con la sua imponente mole muraria nel cielo terso di Napoli, quasi volesse dire: ”Sono ancora qui.” Varcata la famosa porta di bronzo, gli alunni sono stati resi partecipi dei nefasti avvenimenti che celavano le mura del castello. Sono infatti entrati nello stesso luogo in cui, circa sei secoli prima, era avvenuta la “Congiura dei Baroni”. Alla drammaticità del racconto si sommava la grande meraviglia destata dai forti intrecci della volta, caratterizzata da costoloni in pieno stile gotico. Passando per il Teatro San Carlo, accompagnati dalla dolce melodia degli archi che proveniva dall’interno, i ragazzi sono giunti in Piazza Plebiscito e, come formiche, hanno ammirato l’imponente basilica dell’architetto Pietro Bianchi. Con il meraviglioso porto della città partenopea in prospettiva, i ragazzi sono poi giunti a Castel dell’Ovo, situato sull’antico isolotto di Megaride, così chiamato perché si narra che proprio qui fosse custodito l’uovo, nascosto da Virgilio nelle segrete del castello, che avrebbe protetto Napoli dalle insidie e dai nemici. Storia e leggenda hanno finito per intessere la meravigliosa tela di cui fa sfoggio oggi la città di Napoli. È stato proprio in questo clima di verità e irrealtà che il sole stava iniziando a nascondersi dietro le montagne, dipingendosi lentamente di un radioso rosso vermiglio. Saliti così sul punto più alto del castello, sparpagliati sul largo terrazzo, i ragazzi hanno lasciato trapelare il loro stupore e la loro assoluta meraviglia di fronte ad uno dei più bei paesaggi da cui la vista umana può trarre nutrimento e non ci sono parole che possano descrivere degnamente la bellezza mozzafiato di quel varco sul mondo, il modo con cui il bagliore sanguigno del sole si rifletteva sulle acque, in quelle stesse acque nelle quali, secondo la leggenda, nuotarono le sirene dal dolce canto, fatale per gli uomini di mare. Una cosa era palpabile nell’aria: il profumo di eternità. Tutto, in quell’istante, sembrava destinato a durare per sempre: le case, quel sole, quel terrazzo a picco sul mare e persino, tutti quei ragazzi. Nulla sembrava mancare, tutti avevano tutto ciò di cui avevano bisogno. Napoli può anche essere una delle città più degradate del mondo, la più dimenticata da Dio, quella più imperfetta, ma Napoli è semplicemente … Napoli ed è perfetta nella sua imperfezione. È stata dura staccarsi da quel piccolo angolo di paradiso, ma dopo innumerevoli richiami ed esortazioni da parte delle professoresse, i ragazzi non hanno potuto far altro che dipingere quel ricordo nel proprio cuore. Sapevano tutti che era giunta l’ora del ritorno, ma non era malinconia ciò che trasmettevano i loro visi, ma una voglia impellente di continuare…di scoprire…di trovare…di rimanere…felici. Tutto di quella giornata è stato perfetto, semplicemente incantevole.
“Parto . Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo.”(Stendhal)