di Giusy Montuori –
Si sa a Zeus capitava spesso di innamorarsi e, in quanto re degli dei, riteneva suo diritto essere ricambiato. Ovidio nel secondo libro delle Metamorfosi racconta che un giorno, sulla spiaggia di Sidone, il dio degli dei vide Europa, la bellissima figlia del re fenicio Agenore, intenta a giocare con le sue amiche. Se ne innamorò perdutamente e per conquistare l’oggetto del suo desiderio prese le sembianze di un magnifico e possente toro bianco. La fanciulla, affascinata dal suo docile carattere, osò salirgli in groppa e Zeus, che non aspettava altro, immediatamente si tuffò in mare nuotando fino a quando non approdarono a una spiaggia dell’isola di Creta. Lì si amarono sotto l’ombra di un platano secolare che, da allora in poi, secondo il mito, non perse più le foglie.
La storia del ratto di Europa, l’incantevole fanciulla che diede il nome al nostro continente, è raffigurata sul magnifico cratere a calice a figure rosse firmato dal ceramografo Assteas , vissuto a Paestum tra il 375 e il 350 a.C. . La scena principale raffigurata sulla metopa del vaso è l’immagine di Europa in groppa al toro bianco, in basso a sinistra si osserva Scilla che impugna un tridente e a destra un Tritone con un remo, entrambi circondati da pesci e creature marine. Sulla testa della ragazza vola un erote che cosparge profumi da una coppa che tiene in mano, identificato con Pothos, cioè il desiderio erotico. In alto sono disposte diverse figure divine: Zeus, la personificazione femminile dell’isola di Creta, Hermes, Afrodite, Adone e Eros. In basso sul piede sono raffigurati due cavalli e due grifi, e infine foglie di edera tra cui è inserita la firma: ASSTEAS EGRAFE ( Asteass ha dipinto).
Rinvenuto negli anni ’70 nei dintorni del centro cittadino di Sant’Agata de’ Goti, il cratere doveva appartenere a una tomba dell’antica Saticula, la città preromana che “c’è, c’è stata, ma ancora non si vede”. Dietro il suo ritrovamento si cela una storia intrigante: prima trafugato da scavatori clandestini, perfino barattato con un maialino, poi esposto al Paul Getty Museum di Malibu fino al 2007, anno in cui è stato restituito all’Italia grazie a una complessa operazione investigativa condotta dai Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale. Torna oggi per la prima volta “a casa”.
E’, dunque esso, il vero oggetto del desiderio, ora custodito nella incantevole Chiesa di San Francesco, nella quale noi studenti del Liceo Scientifico opz. Scienze applicate abbiamo potuto ammirare il vaso di Asteass che ha preso vita davanti ai nostri occhi. I suggestivi giochi di luce e gli effetti speciali che hanno accompagnato la presentazione del cratere hanno contribuito a farci vivere un’esperienza emozionale e sensoriale unica ed irripetibile, trasformando la visita in un vero e proprio processo di approfondimento formativo.
Grazie alle condizioni meteo favorevoli, abbiamo, infine, potuto ammirare la bellezza della città di Sant’Agata de’ Goti, in particolare del Duomo e del Palazzo Mustilli, nelle cui viscere ci siamo addentrati per poter visitare l’antica cantina costituita da gallerie e cunicoli scavati direttamente nel tufo che adempiono ancora al loro compito di conservazione ed invecchiamento in botti di rovere del vino Aglianico ottenuto dalle omonime uve coltivate nei vigneti di proprietà.
L’esperienza è stata entusiasmante in quanto ci ha resi consapevoli dell’importanza delle infinite ricchezze che si celano proprio sotto il suolo su cui poggiamo i piedi e che non aspettano altro di essere scoperte, per testimoniare la bellezza imperitura dell’arte e del nostro passato.
[wzslider autoplay=”true”]