di Giulia De Fortuna e Marika Mancino –
Serianni: la lingua è riflessione, argomentazione, identità
“La nozione d’informazione ci rende liberi e protagonisti della nostra vita e del nostro futuro”, questo è il messaggio con il quale viene aperta un’importante conferenza tenuta da Luca Serianni (celebre linguista, accademico della Crusca e dei Lincei, vicepresidente della società Dante Alighieri) il 31 gennaio 2015 nella chiesa sconsacrata di Sant’Agostino a Benevento. Il tema discusso da quest’importante personalità è vicino a tutti noi: si tratta infatti del ruolo della lingua Italiana nella nostra società e delle motivazioni per le quali è importante studiarla.
Serianni ha l’innata capacità di riuscire a spiegare concetti anche piuttosto complessi tramite poche e concise argomentazioni, per mezzo delle quali riesce ad affrontare un discorso vasto tenendo alta l’attenzione di noi adolescenti.
“Può sembrare un paradosso studiare l’italiano, considerando che tutti gli italiani madrelingua lo sanno parlare perfettamente” comincia, con un sorriso benevolo rivolto al pubblico “con all’ incirca 6000 parole si può coprire il 94% dei nostri discorsi, ma la lingua è anche il nostro approccio a realtà intellettuali e scientifiche, bisogna imparare ad avere un lessico specifico e corretti codici linguistici, dal più semplice al più elevato, adatti a diverse situazioni. Lo scrivente colto dispone di una grande varietà linguistica e una buona capacità d’argomentazione, riesce a giocare con le parole, che possono assumere significati ironici in particolari contesti. Con l’aiuto di questi criteri si valuta la competenza del madrelingua”.
Nel suo discorso, inoltre, il famoso linguista sottolinea quella che è l’importanza delle parole e promuove lo sviluppo di capacità di riflessione tramite lo studio dei testi argomentativi, come gli articoli di giornale, e lo svolgimento di alcuni pratici esercizi finalizzati a valutare la nostra competenza linguistica.
“La lingua” afferma poi “rappresenta un’identità e una tradizione nella quale ci riconosciamo anche leggendo testi scritti in un’epoca molto lontana dalla nostra” e spiega successivamente alcune scelte linguistiche e sintattiche da poter attuare nel quotidiano, tra cui l’uso del futuro.
La folla è incantata dalla spiegazione del professore: alla fine del suo discorso sono in molti a porgli domande sui più disparati argomenti, alle quali Serianni risponde con una breve e chiara esposizione facendo anche ricorso alle opere di importanti scrittori come Francesco Petrarca, Dante Alighieri, Alessandro Manzoni e Giacomo Leopardi.
Secondo lui, è importante lo studio delle lingue, ma non bisogna portarlo all’esasperazione sostituendo quanto più è possibile i termini stranieri con quelli italiani; inoltre, non si trova d’accordo con lo studio di materie universitarie esclusivamente in Inglese e crede che sia necessario proporlo anche in madrelingua. Per quanto riguarda i gerghi, le abbreviazioni e i dialetti, questi conferiscono un maggiore risultato espressivo, però bisogna imparare ad utilizzarli solo in determinati contesti.
Quando gli viene posta una domanda riguardante i canoni che Dante Alighieri aveva individuato per la lingua volgare, lui fornisce un’ attenta spiegazione del fenomeno, poi tramite esempi di cronaca, si ricollega all’importanza della scrittura a mano che non dovrebbe mai essere sostituita completamente da quella al computer. Per concludere, si sofferma sul Latino e sul Greco, importanti per definire l’identità culturale italiana, fornisce una breve spiegazione sintattica sull’uso del congiuntivo e alla fine congeda il pubblico con parole di saluto come tra amici. Al termine della conferenza ripensiamo a tutto ciò che lo studioso ha detto ed ammettiamo di essere rimaste molto colpite da Serianni che, per mezzo della sua preparazione, dei suoi esempi e delle sue spiegazioni, ci ha fatto interessare molto all’argomento e ci ha fatto comprendere quanto la lingua italiana sia importante per il nostro popolo. Infine, riconosciamo quanto questa esperienza ci abbia arricchito e, mentre torniamo al pullman, ci rendiamo conto che, nonostante il periodo difficile che stiamo attraversando, l’Italia porta sulle spalle una tradizione culturale immensa che ha reso il nostro un grande popolo, del quale anche noi vogliamo fare dignitosamente parte.