L’esigenza dell’uomo di lasciar traccia di sé.
Gli studenti della 3ªS3 –
L’uomo è costantemente un sé narratore: nei gesti, nelle parole, nelle azioni e nelle creazioni. Nel raccontarsi si caratterizza come individuo unico, la cui finalità è essere riconosciuto nella relazione. Egli si serve del simbolo e in particolare dell’arte per organizzare il proprio mondo e conferire senso alla propria esistenza, ma si serve della scienza per affrontare il rapporto con il limite e per rispondere al bisogno di razionalità che caratterizza la relazione con il mondo. In queste continue interazioni ed integrazioni, ricerca le modalità attraverso cui incanalare la fonte inesauribile di creatività che lo costituisce, lasciando segni nella società e nella storia del proprio tempo. Agire in modo creativo è, pertanto, offrire se stessi agli altri, lasciando “orme”, attraverso il pensiero e l’azione, nella spinta verso il cambiamento.
L’idea centrale da cui prende avvio il La.Pro.Di. è il concetto espresso nel titolo: “Orme…” L’esigenza dell’uomo di lasciar traccia di sé . Come un filo intessuto, in un intreccio di numerosi altri fili, che rappresentano gli organizzatori concettuali che si originano dai punti di intersezione degli assi , il lavoro acquisisce lentamente una forma. La ricerca iniziale si fa progetto e chiede di essere espressa tramite un laboratorio di progettazione, la cui pluricodicità crea un tessuto connettivo che rappresenta lo sfondo su cui si muovono le diverse aree disciplinari. Il nucleo della progettazione è dunque implicito in ogni singolo asse culturale, nel quale si nutre dei linguaggi specifici, sviluppando gli ambienti per l’acquisizione di competenze mono e pluridisciplinari.
La progettazione si fa didattica, ricerca, sperimentazione e di nuovo didattica.
La lezione sul campo interrompe la linearità dei processi, rompe gli schemi, conduce alla consapevolezza che probabilmente la linearità non è mai esistita e che gli schemi sono tratti di strada pronti ad essere superati.
Valencia è nell’aria. Euforia. Tensione.
Le mani assorbono e trasmettono energia. Plaza de Toros lentamente prende forma. Manipolare, prima ancora di esserci. Progettare, analizzare, realizzare. Solo un plastico ma molto più di un plastico. Sono le mani a dar forma all’esperienza, a modellare i materiali (das, legno, corda, perline…), a realizzare un progetto.
Una base di legno accoglie il disegno di una circonferenza e il lavoro di riduzione delle grandezze in scala.
Il das assume la forma desiderata, con le aperture, il corridoio, il soffitto in legno, la ringhiera di stuzzicadenti.
Anche il pavimento è in legno e das, mentre gli alberelli in ferro, das e perline.
Le tempere rivestono di colore e il vernidas illumina.
La Plaza de Toros de Valencia è stata costruita tra il 1850 e il 1860
Dall’architetto Sebastian Monleon, che le diede uno stile neoclassico, con l’espressa volontà di rifarsi alle fattezze del Colosseo romano.
Le dimensioni vedono un diametro di 52 metri e un’altezza massima di quasi 18. Oltre alle tradizionali corride, vi si svolgono le spettacolari esibizioni dei Recortadores, i saltatori di tori.
La lezione sul campo a Barcellona e Valencia sarà realizzata dalle classi 3°S3 e 4°S3, accompagnate dalle docenti Parente e Merola.