Roma, come poche altre città al mondo , ti prende e rapisce in una atmosfera, contemporaneamente di sogno e magia, cupo realismo e disincanto. Prima impressione stupefacente quella di sentire tante lingue, l’italiano sembra, quasi, essere, un idioma di contorno, cento razze, cento lingue. Chiese affidate a comunità di stranieri, che le custodiscono e consentono loro di sopravvivere alla mancanza di fede e di fedeli, che provvedono alle necessità di una comunità. In questo percorso sulle orme del Medioevo la chiesa di Santa Prassede, che dà il nome alla strada dove si trovava il nostro albergo, sede del soggiorno della 3aC1 dal 10 al 13 Maggio, vanta una delle rare testimonianze di mosaico dell’ottavo secolo dopo Cristo.
Il Museo del Medioevo, all’Eur, spiega, in maniera magistrale i secoli di crisi ed i provvedimenti che la Chiesa,grande comunità economica e sociale, oltre che di fedeli, prese per consentire la sopravvivenza, attraverso la creazione di vere e proprie aziende agricole, strettamente sorvegliate, per evitare al massimo distrazioni di ogni genere e tipo. Un ottimo elemento di riflessione in un periodo, nel quale, pare di non trovare il bandolo della matassa per ricominciare ed uscire dalle spire della confusione. Chiese, campane, in ogni dove, Roma ti accompagna con questi suoni familiari , mentre l’umanità più varia ti passa accanto e vive la sua esistenza.
Grande emozione ha suscitato, in tutti noi, l’Angelus domenicale, la vista di Papa Francesco, in giro per la piazza, la folla numerosa, ma ordinata che ha riempito quello spazio immenso per condividere una profonda religiosità. I Musei Vaticani, invece, in questi giorni sembrano la location di lusso di file interminabili, certo alle tue spalle hai una famosa statua greca o le Stanze di Raffaello o la splendida Cappella Sistina, ma vieni incalzato come in un girone dantesco, presto, presto, bisogna correre, consentire ad altre migliaia di persone di entrare ed usufruire di pillole di emozioni. Che peccato la globalizzazione del bello! Ma gli appunti portano anche a condividere, con voi lettori, la poesia di una sera romana, il Palazzo Farnese con le porte del piano nobile aperte, gli affreschi illuminati, una pace e un silenzio illuminati da una stupenda luna piena, che vive la sua riservatezza, mentre nella vicina piazza di Giordano Bruno si consuma il rito serale della movida: migliaia di persone, soprattutto giovani, sciamano sotto gli occhi, in parte divertiti e compiaciuti, delle forze dell’ordine.
Roma, come sempre, ha strizzato l’occhio anche a noi, si è mostrata diversa, ma sempre uguale nel potere di attrazione e fascino, anche per i giovani di oggi, da tutto il mondo, oltre che dal nostro istituto, che ne calcano le vestigia, ne annusano il profumo di storia e di vita.