di Federica Villano – 

Il giorno 6 novembre, presso l’Università del Sannio di Benevento, si è svolta l’ultima lezione del corso di Diritto e Letteratura tenuto dal professore Felice Casucci dal tema: “Il possibile contributo di Platone al Diritto- la Legge come Idea e Corpo trascendente”, con la collaborazione del professore Vincenzo Nuzzo, dottorando in Filosofia, medico-pediatra e psicoterapeuta.
La domanda da cui è partita l’indagine è stata:”  Perché un medico dovrebbe parlare di Platone?” . Il motivo deriva dal fatto che Platone aveva costantemente davanti agli occhi l’utopia del bene;questa visione dovrebbe essere quella   che sia i medici che i giuristi dovrebbero avere  costantemente!!  Le controversie su Platone trovano in Heidegger  che era un filosofo tedesco, uno dei maggiori pervertitori del pensiero di Platone.Infatti Il Platone antico, che già Aristotele aveva frainteso perché il concetto di idea di Platone è il centro della sua filosofia, non è stato capito. Platone permette di affrontare il tema del corpo nel diritto negando il valore del corpo, a meno che non sia spirituale, e cioè l’idea, l’idea è corpo, perché essa è la realtà di Platone e di conseguenza anche il corpo può essere inteso nel suo valore solo se considerato nella sua idealità, nella sua purezza antica, cioè nella sua purezza di essere trascendente. Andando più avanti rispetto a Socrate, per Platone il corpo corrisponde al male dell’ignoranza, mentre per Socrate il male era difetto di conoscenza. Il concetto principale della filosofia di Platone è la cura del corpo. La cura di sè già per Socrate è il luogo interiore, la cura dell’anima, la conoscenza di sè, anticipando  la visione cristiana,  se c’è un esame critico della propria identità, inizia proprio con Platone il senso di conoscere se stessi, dare un giudizio di se stesso, cercare di capire cosa dentro di sè è giusto . L’ingiustizia è, per Platone, ignoranza, per cui questo è già un bivio verso il concetto di legge. La legge, per il filosofo, si identifica totalmente con l’essere trascendente, quindi con l’entità ideale più alta, il giusto, il bene e al di sopra di questi, c’è l’uomo e  di conseguenza Dio. Pertanto,la realtà , secondo Platone, è trascendente nel senso di qualcosa a cui si deve arrivare, è un’utopia e il diritto  diventa  una disciplina  che ha in sè una nobiltà infinita perché non c’è nessuna disciplina che si occupa del trascendente più del diritto. L’applicazione di Platone al diritto porta il giurista alla ricerca continua della pienezza e della perfezione, si può intendere come una ricerca continua dello spirito della legge. Il concetto di legge si basa sul giusto, il giusto è il bene che, di conseguenza, è l’idea è non c’è niente di più trascendente di questo. L’idea non è un concetto, non è astratta, l’idea è la cosa trascendente è tutto ciò che è trascendente si muove secondo il paradigma di “dover essere”. Platone coglie il vero centro dell’essere nel profondo, una visione illuminativa di cos’è l’essere e lo unisce alla conoscenza, ovvero l’intelletto. Il concetto centrale della legge è l’onto-intellettuale, l’essere intellettuale. La legge può essere intesa come idea o corpo, è una scelta tra corpo e spirito, tra idea e cosa. L’idea è essere ideale divino-trascendente, dover essere etico o modello ideale, totalità corporea onto-costitutiva, istanza formativa-educativa, entità trascendente da contemplare, e impersonale è trascendente. Invece il corpo è corpus di leggi scritte, filosofia del diritto, prassi, solo post-giudizio, scientismo tecnicista oppure naturalismo, e corpus legislativo e giurista. La legge, quindi, è una presenza trascendente. Il contributo di Platone al diritto è delineare la sagoma di ciò che esso non può e forse nemmeno deve vedere, ma lo deve comunque tenere presente. Quindi Platone pensa alla legge, ovvero all’idea, e non al diritto, cioè alla cosa.