a cura di Elisa Simone classe 4ª ES1 –
Mercoledì 15 marzo 2023, le classi 4ª e 5ªES1 hanno avuto l’opportunità di prendere parte ad un’iniziativa che si è trasformata in una lezione di vita: il laboratorio di confronto tra i beneficiari SAI della Cooperativa San Rocco e gli studenti e le studentesse del Liceo Economico Sociale. L’obiettivo dell’incontro è stato quello di vincere le discriminazioni e trasformare i massacranti indici accusatori in mani tese all’ascolto, all’accoglienza, all’integrazione, al reciproco arricchimento culturale. Gli studenti hanno ascoltato le storie di migranti fuggiti da una patria in cui l’essere umano non è più considerato tale, ma pedina al servizio dei grandi vertici militari e politici, in cui le donne sono schiave sessuali educate all’obbedienza, dove i fiori non nascono più. Ragazzi poco più che maggiorenni, partiti per il viaggio della speranza poco più che bambini, hanno fornito la propria testimonianza: estrema povertà e scarse cure mediche ed assistenziali in Bangladesh, ad esempio, guerre civili e violenza di genere in Costa d’Avorio, prigioni e torture in Libia, maltrattamenti, abusi e violenze di ogni genere, lavoro scarsamente e sporadicamente retribuito, assenza della libertà d’espressione, considerazione della donna al pari di un oggetto. Cause unite da un comune denominatore: assenza di pace e, conseguentemente, di diritti. Una condizione che impone di fuggire nell’utopia di un futuro degno dei sacrifici affrontati fin dai primi anni di vita, spesso abbandonando genitori, fratelli, parenti, amici, inseguendo il sogno della libertà seppur al costo di sfidare la sorte, data l’assenza di misure alternative di sopravvivenza, se non, coerentemente al tentativo dei governatori dispotici, la cieca obbedienza. Purtroppo, dopo anni di tragedia e dolore, dopo aver vinto contro le insidie del mare, delle più ripide montagne, della fame e degli attacchi criminali, spesso queste persone, cittadini del mondo, sono vittime di pregiudizi e discriminazioni anche nei Paesi occidentali, dove, invece, speravano di trovare rifugio. Quanto sarebbe triste un mondo abitato da cittadini privi delle caratteristiche che rendono unico ciascuno di noi! La discriminazione non nasce dall’identificazione del ‘diverso’, bensì dall’accezione valutativa e negativa che si attribuisce a tale termine, che nelle menti ignoranti è associato al concetto di inferiorità!
È l’indossare i panni dall’altro che ci porta a maturare un’assoluta consapevolezza del valore di uguaglianza. È il chiedersi: ” Se fossi nata, nell’epoca attuale, nella parte del mondo che non è ricoperta dalle rose delle idee delle donne, poiché a quest’ultime sono tarpate le ali, avrei desiderato poter avere sogni grandi al pari di quelli di mio fratello?”; “Se fossi fuggita dal dolore della guerra e venuta in Italia con un barcone carico di speranza, avrei voluto con tutto me stesso non essere demonizzato dall’incoscienza della maggioranza?”; “Se avessi la pelle scura, vorrei non vedere mia nonna trattenere le lacrime quando pensa alla violenza, sia fisica che psicologica, subita solo per via dell’ignoranza, o mia figlia piangere per gli insulti fra i banchi di scuola?”
Quest’incontro ha costituito un monito costruttivo al fine della concretizzazione del principio sancito dal primo comma dell’art. 3 della Costituzione: la pari dignità sociale ed il medesimo trattamento dinanzi alla legge di ogni cittadino senza discriminazioni di sesso, etnia, religione, lingua, opinioni politiche e condizioni sociali e personali.