Redazione Controluce –
Se dovessi descrivere con due parole il professor Eugenio Bianchi, fisico italiano diplomato al Telesi@ e oggi capo di un gruppo di gravità quantistica negli Stati uniti, userei le parole “coraggio” e “scoperta”.
Un ragazzo che a soli 19 anni decide di studiare “dove meglio facevano le cose che mi interessavano”, disposto a girare il Mondo per fare della fisica il proprio ikigai (ragione di esistere).
Un uomo in grado di preparare in pochi minuti una lavagna, di renderla il più simile possibile alla sua mente e presentarla a Stephen Hawking, scienziato infinito che, come il professor Bianchi ha sottolineato, non ha permesso alla malattia di risucchiare la sua capacità creativa.
Un uomo che ha dedicato 8 anni dei suoi 39 a decodificare una formula sui buchi neri.
Un uomo estremamente umile, a cu ho sentito dire, nei 40 minuti che mi sono stati concessi, che una delle emozioni più forti mai provate è stata vedere qualcuno fare una scoperta, essere stato l’unico a sapere per qualche ora di un fenomeno fisico o il “semplice” aver verificato la propria ipotesi con nuovi dati resi pubblici e scoprire che si aveva ragione.
Un uomo che ha fondato la sua mente sulla domanda “perché?” senza macchiarla con la finalità che a volte rovina il mondo.
Lui che ha abbracciato la professoressa del Liceo, come a voler proiettarsi nei suoi inizi;
lui che ha chiesto a noi sul nostro futuro, e che ci ha risposto sul suo passato;
lui che esplora il Mondo e insegue l’Universo;
lui, in persistente equilibrio tra coraggio e scoperta.