di Gaia Lavorgna 4a SA2 –
Il 27 gennaio 2018 presso il cinema Modernissimo gli studenti del Telesi@ hanno voluto celebrare il “Giorno della Memoria” unendosi all’iniziativa promossa dall’Holocaust Memorial Day Trust che ogni anno sceglie un tema diverso per far riflettere e per imparare qualcosa di nuovo sull’Olocausto e sui passati genocidi. Quest’anno il tema proposto è stato “The power of words” ovvero “Il potere delle parole”.
Parole parlate e scritte da individui, società, organizzazioni comunitarie possono avere un impatto enorme, sia buono che cattivo.
Lo scopo è stato quello di esplorare il modo in cui il linguaggio è stato utilizzato in passato e il modo in cui viene utilizzato oggi, di riflettere sull’impatto che le parole hanno avuto nell’Olocausto e i successivi genocidi, sull’uso fatto dalla propaganda per incitare attraverso slogan e sull’importanza che hanno avuto le memorie scritte per registrare e rispondere a ciò che stava accadendo.
Le parole hanno un potere possente, si articolano nella scrittura o nel linguaggio; possono riflettere pensieri, punti di vista e atteggiamenti e possono anche svolgere un ruolo attivo nel plasmare ed assuefare le menti. Anche le parole gentili verso persone perseguitate possono assumere un potere sproporzionato nei momenti di intimidazione e insicurezza.
“Aufstehen, Stiicke, FIguren, Blod, Laufschritt, Kam in, Bahnhof, Dreck, Entjiidung: parole che come pietre si schiantavano ogni giorno contro l’anima dei deportati dei campi di concentramento. I soldati le utilizzavano nei lager per far dimenticare ai prigionieri di essere “umani” e di valere qualcosa.
La manifestazione ha visto coinvolti anche gli studenti degli istituti d’Istruzione Superiore di 1° grado del territorio che hanno scelto un’immagine da commentare per dare la loro testimonianza sulla Shoah. Anche la nostra Dirigente, il Sindaco e il Presidente del Consiglio d’Istituto hanno preso parte alla manifestazione testimoniando l’“intestimoniabile”, attraverso la lettura di tre racconti di sopravvissuti ai campi di sterminio nazista. Questo perché Scuola, Istituzioni e Famiglia sono chiamate a fare la loro parte,a prendersi la responsabilità di formare le future generazioni ai valori di Libertà, Giustizia, Solidarietà, Pace e questo può accadere soprattutto attraverso la memoria storica.
Tutti abbiamo il dovere di ricordare – “riportare al cuore” – non solo gli eventi che sono accaduti per fare in modo che non si ripetano, ma anche di irrorare il nostro cuore di sentimenti puri. Il peggior male scrive Hanna Arendt è quello senza radici, perché non avendole non conosce limiti. Per questo oggi noi dobbiamo raccontare. La guerra iniziata nel settembre del 1939 ha strappato il presente a 6 milioni di Ebrei, 4 milioni di Slavi, centinaia di migliaia di zingari, omosessuali e oppositori politici. Tra questi molti nomi noti, che abbiamo voluto ricordare attraverso citazioni, poesie, recitazioni, canti e danze. Tra i tanti Anna Frank. Nel suo diario scriveva: “Sarò mai capace di scrivere qualcosa di grande? Diventerò mai una scrittrice?”. Conosciamo la sua triste storia e sappiamo che non è riuscita ad avverare i suoi sogni mentre era in vita, ma se potesse saperlo immagino sarebbe davvero felice di essere considerata oggi sia scrittrice che “Storia”. Sopravvissuti e Scomparsi, tutti sono diventati “Storia”! Però non tutti coloro che ricevettero la possibilità di ricostruire la propria vita riuscirono a sopportare il peso di tutte le sofferenze patite. Tra questi c’è Primo Levi, famoso per il suo libro “Se questo è un uomo”. Levi diceva: “ciò che è accaduto può accadere ancora, perché ciò che accadde fu opera di uomini come noi”. Motivo ulteriore per impegnarci nell’obiettivo di non far cadere nel vuoto le sue parole. Una sopravvissuta che è riuscita a convivere con il proprio dolore è stata Elisa Springer che ha scritto “Il silenzio dei vivi” il cui contenuto è stato ricordato attraverso un’intervista immaginata, scritta e recitata da Grazia Palmieri intervistata da Sabrina Florio della 4SA1.La Springer dice che per tanto tempo ha preferito mantenere il silenzio su ciò che le era accaduto, un silenzio condiviso anche da altri sopravvissuti, perché nessuno li avrebbe creduti. Scrive Elie Wisel che il silenzio è una sorta di passaggio obbligato per cui rimanere in silenzio è necessario per esprimere la sofferenza. Ma non va bene rimanere in silenzio quando c’è qualcun altro che ha bisogno della nostra parola. Oggi sono le nostre coscienze ad avere bisogno di queste parole! Da ciò…..le “Farfalle”, simbolo di resilienza dello spirito umano e il potere della “speranza” che riesce a trascendere l’odio. Esse sono state il simbolo della nostra manifestazione. La poesia di Pavel Friedman “La farfalla” simbolo di libertà, scritta durante la sua permanenza nel ghetto, recita….. “ le farfalle non volano nel ghetto”. Per questo noi dobbiamo costruirci un futuro in cui le farfalle possano volare libere. Tante farfalle sono cadute nella platea alla fine dello spettacolo ed il messaggio, rivolto soprattutto ai giovani, è stato quello di volare come le farfalle per costruire un futuro all’insegna della libertà. La manifestazione si è conclusa sulle note della canzone di Sting……dalla violenza non può e non è mai potuto nascere nulla….