«Da un insegnante ci si attende […] che innanzi tutto formi nel suo discepolo l’uomo intellettivo, poi quello razionale e infine il dotto. Un tal modo di procedere ha il vantaggio che, qualora lo studente non arrivi mai all’ultimo gradino dell’istruzione, avrà però tratto una certa utilità da essa. E se non per la scuola, certamente sarà diventato più esperto e più intelligente per la vita. [..]Rovesciando questo metodo, lo studente acciuffa una sorta di ragione prima ancora che in lui si sia formato l’intelletto e s’appropria d’una scienza posticcia che in lui è soltanto appiccicata , non maturata […]. È questo il motivo per cui non di rado s’incontrano dotti […] che dimostrano poca intelligenza, e le accademie sfornano teste insipide più di qualsiasi altro ceto sociale. […][Lo studente] non deve imparare dei pensieri, ma a pensare; non lo si deve portare, ma guidare, se si vuole che in seguito sia capace di camminare da solo»
(Comunicazione di I. Kant sull’ordinamento delle sue lezioni nel semestre invernale 1765-1766 (1765), in Immanuel Kant, Antologia di scritti pedagogici.)
La modernità del pensiero dei grandi sia guida al cammino di formazione nell’anno scolastico che ci accingiamo ad affrontare, nell’interesse delle nuove generazioni.
Buon lavoro a tutte e a tutti.
La DS dell’IIS Telesi@ Angela Maria Pelosi