Web journalist 3ªL 2: M.Borrelli, M. Ceniccola, S.Cinquegrana, A.Giella, G.Guarino –
“La più prospera città di Longobardia, la più nobile, la più illustre per le sue condizioni, la più agiata ed opulenta. Il territorio di Amalfi confina con quello di Napoli; la quale è bella città, ma meno importante di Amalfi “ Così Ibn Hawqal, nel 977 descrisse l’antica Repubblica Marinara di Amalfi per le sue incomparabili bellezze e la dolcezza del clima. “E dal 29 maggio il mare bagna anche Telese! Dal mare infatti anche noi studenti del Telesi@ , come questo antico viaggiatore arabo, siamo “arrivati” nel meraviglioso porticciolo di Amalfi per concludere, con la lezione sul campo, il percorso storico-letterario sulle rotte mercantili e gli scambi culturali del Medioevo e le attività di Alternanza Scuola Lavoro. Gli scambi con il Mediterraneo musulmano e con quello bizantino furono anche scambi culturali e di civiltà. Nei porti non arrivavano solo merci, ma anche esperienze intellettuali, spirituali, materiali. Con le navi viaggiavano gli uomini, le idee artistiche, le conoscenze filosofiche, letterarie, geografiche, tecniche.
Nata, tra i monti Lattari e il Tirreno, come un piccolo villaggio di pescatori, l’odierna cittadina di Amalfi si sviluppò come un grande e ricco polo commerciale, rivaleggiando con Pisa, Venezia e Genova per il predominio del Mediterraneo e divenendo per necessità fucina di idee, di scoperte e di nuove realizzazioni nel campo della navigazione. I marinai di Amalfi per primi disegnarono le carte nautiche e perfezionarono la bussola inventata dai cinesi che, secondo la storiografia moderna, già da tempo utilizzavano i magneti in giochi e spettacoli di attrazione. Importantissima fu poi la realizzazione del primo codice marittimo, le Tavole amalfitane (il cui titolo originario era in latino “Capitula et ordinationes curiae maritimae nobilis civitatis Amalphae”), leggi del mare accettate da tutte le potenze marinare dell’epoca fino al XVI secolo, che regolamentavano i traffici, i commerci ed i comportamenti dei membri di un equipaggio, attribuendo a ciascuno specifici diritti e doveri. I testi sono sopraggiunti ai giorni nostri grazie ad alcune copie commissionate dai nobili amalfitani, tuttora esposte nel Museo della Bussola e del Ducato Marinaro di Amalfi, insieme a gonfaloni, cimeli e altri strumenti di marineria.
Il percorso poi ci ha condotti al Museo della Carta , situato nell’incantevole Valle dei Mulini. La lavorazione della carta fu appresa dagli Arabi intorno al XII secolo; gli Amalfitani avevano in quegli anni continui contatti commerciali con tutti i popoli del Mediterraneo, e questo nuovo supporto per la scrittura, assai più pratico della pergamena, risultò di grande utilità nelle trascrizioni delle numerosissime transazioni che i mercanti di Amalfi eseguivano a casa propria come in tutti i porti che frequentavano. A confronto della pelle essiccata (la pergamena, appunto), la preziosa carta di Amalfi risultava essere più leggera, più maneggevole, più chiaramente leggibile: sembrò quindi ovvio che la città si attrezzasse per produrre in proprio il nuovo materiale.
La lavorazione della carta di Amalfi consisteva nel raccogliere stracci e tessuti preferibilmente di cotone, che venivano poi battuti da magli di legno per spezzarne le fibre. La matassa così ottenuta veniva posta a macerare in tini maiolicati in abbondante acqua. Trascorso un certo periodo, gli stracci si disfacevano, amalgamandosi col liquido nel quale erano stati lasciati in infusione. Nella sostanza semiliquida così ottenuta veniva immerso un telaio in ferro, la cui rete a maglie strettissime tratteneva la parte più solida lasciando colare l’acqua in eccesso. Lo strato di pasta veniva quindi spianato da una pressa e posto ad asciugare. Terminato il processo di essiccazione, ecco pronto un foglio di raffinatissima carta di Amalfi (detta anche, all’epoca, bambagina): su di esso spiccava quasi sempre la filigrana del produttore, che il telaio in ferro imprimeva indelebilmente sulla pasta raccolta nel tino, per semplice pressione.
Il percorso museale ci ha offerto la possibilità di ammirare alcuni macchinari e attrezzature, perfettamente funzionanti, impiegati anticamente per la realizzazione dei fogli e laboratori pratici.
Infine, la visita all’imponente complesso monumentale del Duomo, che comprende il Chiostro del Paradiso, la Basilica del Crocifisso, in cui ha sede il Museo, la cripta di Sant’Andrea e la Cattedrale, le cui vicende storiche e architettoniche sono strettamente correlate fra loro. Testimone del glorioso passato della città e simbolo di Amalfi fu costruito nel IX secolo, con l’affermarsi della Repubblica Marinara, e rappresenta tuttora la meta turistica ideale per chiunque desideri conoscere gli itinerari storico-artistici offerti dalla provincia di Salerno. A dominare sulla cittadina costiera, in cima ad una suggestiva scalinata, il mosaico di Domenico Morelli, ricco di forme e luminosi colori, che ricopre la facciata della Cattedrale, con il Cristo in trono tra gli Evangelisti, offre uno spettacolo che affascina e ha riempito lo spirito di tutti noi marinai per un giorno.
IIS Telesi@ – Amalfi. 2017 from IIS-Telesi@ on Vimeo.