di Viviana Ruggieri per la classe 2ªSA1 –
Su per le colline verso la campagna, la mia isola ha straducce solitarie chiuse fra i muri antichi, oltre i quali si stendono frutteti e vigneti che sembrano giardini imperiali. Ha varie spiagge dalla sabbia chiara e delicata, e altre rive più piccole, coperte di ciottoli e conchiglie, e nascoste tra le grandi scogliere.
E. Morante, L’isola di Arturo, Torino, Einaudi, 2015, p.12
Tra Ischia e la costa partenopea s’innalza la meravigliosa isola di Procida, con un mare cristallino, una costa variegata e un’ospitalità calorosissima da parte delle persone del posto.
Entrando a contatto con la realtà procidana, ogni persona si lascia trasportare dai profumi, dalle forme, dai colori sgargianti, in particolare il giallo dei limoni, e soprattutto, da un panorama mozzafiato.
E’ proprio quello che è accaduto a noi studenti della classe 2ªSA1 lo scorso 19 aprile.
Dopo un attento lavoro di preparazione in classe e carichi di mille aspettative, abbiamo deciso di immergerci in questo luogo fantastico,quasi un’altra realtà, per poter ammirare questa magnifica isola in tutto il suo splendore e per poter toccare con mano le vicende in cui ci siamo immersi,grazie alla lettura e al commento de L’Isola di Arturo di Elsa Morante.
Procida, di origine vulcanica, appartiene geologicamente ai Campi Flegrei ed è un piccolo gioiello del golfo partenopeo.
Sì, mi va di chiamarlo così, con il suo intenso profumo di brezza marina, con i suoi colori pastello così delicati e vivaci allo stesso tempo, con i suoi abitanti dai tratti somatici mediterranei. Rappresenta un luogo di pace infinita di cui t’innamori e che non vorresti più abbandonare, infatti, lì ci lasci il cuore, così come è successo a noi ragazzi ed ai professori. Abbiamo avuto modo di visitarla nei minimi dettagli, passando tra le straducce solitarie chiuse fra i muri antichi di cui parla la Morante, individuando l’ipotetica casa dei guaglioni, dove ora c’è un albergo chiamato “La Vigna” perché un tempo, lì, era presente un vigneto, scovando gli scorci sul mare, cercando insomma di immortalare quasi tutto senza farci sfuggire nulla.
Il luogo più magico in assoluto è senz’altro Marina Corricella, il cosiddetto Borgo dei pescatori, perché è lì che, di notte, i pescatori gettano le reti e da lì, tramite piccoli vicoletti e immense scalinate, si ha accesso al Belvedere dei Cannoni e posso assicurarvi che da quel punto, che è uno dei più alti, si può ammirare Procida in tutte le sue vesti.
Prima di proseguire abbiamo gettato l’occhio alla Locanda del postino, luogo, dove furono girate le scene dell’ultimo e struggente film di Massimo Troisi.Poi, ci siamo imbattuti nel Carcere di Terra Murata, luogo di prigionia di eretici e non solo, che è la prima cosa che si può avvistare dal traghetto. L’ex Carcere dell’isola di Procida un imponente edificio sul mare, nato nel Cinquecento come palazzo signorile e trasformato poi in penitenziario, rappresenta il sogno borbonico di un carcere moderno. Nel 1830 Ferdinando II di Borbone, mentre la pena di morte resisteva ancora in quasi tutta Europa, puntò sulla rieducazione del reo sulla scia delle recenti indicazioni di Cesare Beccaria. I detenuti, infatti, curavano una tenuta di circa 20 mila metri quadrati: coltivavano la terra, allevavano animali da fattoria e rivendevano i loro prodotti in un mercato che ogni domenica si teneva all’interno del carcere stesso. Il penitenziario, che ha ospitato importanti gerarchi e generali fascisti condannati, liberati poi dall’indulto promulgato da Togliatti, è rimasto attivo fino al 1988, quando per insufficienza dei servizi igienici e l’esubero di detenuti, circa 500, fu definitivamente chiuso.
Un altro luogo mozzafiato è il porto di Marina Grande, luogo ricco di piccoli negozietti e di conseguenza di turisti, poi Punta Lingua, primo approdo dell’isola, il Pozzo Vecchio, dove si può ammirare la “spiaggia del Postino”.
Durante la nostra visita abbiamo fatto un salto nel passato fino ad arrivare alla Rivoluzione partenopea. Nella Piazza dei Martiri, luogo dell’impiccagione di una moltitudine di procidani che si diedero alla rivolta contro i Borbone è collocata la statua di Antonio Scialoia, illustre procidano, giurista ed economista. Questa piazza è importante anche perché, dopo il Borgo di Terra Murata, è stata il nucleo abitativo per eccellenza con Casale Vascello.
L’ultimo luogo in cui ci siamo recati è Vivara, il residuo più occidentale di un cratere che è parte degli edifici vulcanici dei Campi Flegrei presenti a Procida.Questo isolotto, di proprietà privata, è un’importante risorsa in campo naturalistico, archeologico, architettonico e paesaggistico, grazie alle meravigliose flore e faune, ma anche grazie a un insediamento miceneo risalente a 3500 anni fa. Sull’isolotto è presente un Casino di Caccia, cioè uno degli edifici utilizzati da Napoleone in modo da avere difesa, ma è presente anche un assaggio dell’architettura d’inizio Novecento come laCasaGirevole.
Inoltre, Vivara è da tempo divenuta un’oasi di protezione naturale, più precisamente, il 24 giugno del 2002, è divenuta Riserva Naturale Statale ed è anche Zona di Protezione Speciale perché parte integrante della rete Natura 2000, presa in custodia dall’Unione Europea. Recentemente è stata riaperta al pubblico.
Procida ci ha ammaliato, è divenuto nostro luogo dell’anima e conserveremo sempre il rumore del mare, il suo profumo, i suoi colori sgargianti e le indimenticabili e struggenti emozioni di Arturo!
P.S.
Allegato al presente articolo, che raccoglie le suggestioni del viaggio, troverete una Grafo recensione del libro “L’Isola di Arturo” di Elsa Morante, e un corredo fotografico.
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IIS Telesi@ – Graforecensione Isola di Arturo from IIS-Telesi@ on Vimeo.