I ragazzi della 3ªC1 il giorno 27 ottobre si sono recati presso l’Università del Sannio di Benevento per seguire la sesta lezione del corso di diritto e giurisprudenza tenuta dal professore Felice Casucci, in collaborazione con la professoressa Aglaia McClintock; oggetto della lezione: “il corpo della giustizia”. La giustizia è stata presentata nella sua tradizionale iconografia; sono state, pertanto, presentate alcune immagini che impersonavano la giustizia. Il primo spunto di riflessione è stato tratto dall’osservazione di un oggetto presente in tutti i tribunali :la bilancia; essa è riconducibile all’idea della giustizia o addirittura alla Dea stessa, che regge appunto una bilancia e una spada (simbolo di un giudizio equo) dagli occhi spesso coperti da una benda. Successivamente sono state presentate e analizzate diverse immagini il cui soggetto principale era la Dea della giustizia. La prima immagine rappresentava il Central Criminal Court( meglio conosciuto come Old Bailey); la statua in questione è stata edificata agli inizi del ‘900 e rappresenta la “Nostra Signora della Giustizia”, è interamente fatta d’oro e poggia su un globo(che potrebbe essere quello terrestre) come a dimostrare di essere la dominatrice del cosmo. La seconda immagine prendeva in considerazione la Gerechtigkeitsbrunnen,ossia la fontana della fortuna situata in Svizzera; la Dea qui rappresentata è una copia del XVI secolo realizzata da Haus Gieng. Appare per la prima volta un elemento che ricorrerà in tutte le rappresentazioni successive, il ginocchio protuso; esso sta ad indicare il movimento (quindi l’azione punitiva) della giustizia che è in atto di schiacciare il Papa e l’Imperatore ,a dimostrazione che tutti sono uguali davanti alla legge. Nel dipinto eseguito da Abdhassan Sadighi nel 1942 la Dea, (che ha sempre il ginocchio protuso)sta schiacciando un condannato che ha le braccia legate; questa è una tipica allusione all’antica Roma ,in quanto i condannati che avevano le braccia legate erano quelli che avevano già subito una pena. Tutte queste Dee sono ispirate ad una Dea della “iustitia” romana; un’opera riconducibile alla iustitia in ambito laico è rappresentata sul battistero di Firenze. In ambito religioso, invece, è possibile trovare un richiamo alla giustizia nell’Arcangelo Michele, che combatte Satana munito di una spada e protetto da un’armatura romana (san Michele era infatti colui che rappresentava la giustizia per i Cristiani poiché era considerato “il pesatore delle anime”). È stato interessante scoprire che però nell’antica Roma non esisteva una vera e propria Dea della giustizia, ma essa era la personificazione di una virtù dell’imperatore, dal momento che essa rima della sua comparsa non c’era. Al contrario, le altre culture antiche avevano già delle divinità della giustizia; è stata mostrato infatti un dipinto raffigurante la dea Temi, seduta, mentre dà un responso; altra raffigurazione della giustizia riguarda Dike(colei che prescrive la norma) mentre prende a martellate l’Adikia . La terza “parte” della giustizia è rappresentata da Nemesi, Dea della vendetta, che viene raffigurata con un piatto contenente una papera e un ramoscello di melo; ella era in realtà la Dea del nemos,il bosco sacro. Nell’antichità, colui che violava il bosco sacro veniva punito dalla potenza del Dio; allo stesso modo colui che trasgrediva le norme della giustizia, riceveva la sua punizione. Era presente una divinità che aveva il compito di giudicare anche in Egitto ; il suo nome era Maat e giudicava le anime dei defunti. Il giudizio avveniva attraverso l’uso di una bilancia sulla quale venivano posti il cuore del defunto e la piuma della Dea; se avevano lo stesso peso l’anima era considerata pura. Finalmente, nell’età imperiale, venne introdotta a Roma Nemesi che secondo Plinio il Vecchio aveva trovato un posto in Campidoglio ma non un nome latino. Una statua del 150 d.C ritrae la dea che, sempre con l ginocchio protuso, sta calpestando un uomo barbuto(che potrebbe essere il nemico o un condannato a morte). Nella statua mancano la spada e la bilancia, ma è presente il velo da sposa, cosa che insieme alla pettinatura permette di identificare la dea con la moglie dell’imperatore Pio, Faustina; molto probabilmente l’imperatrice si è fatta rappresentare come la giustizia perché ella ne era la portatrice, dal momento che suo marito era il portatore di leggi. La statua era situata nell’Anfiteatro Romano poiché era lì che venivano eseguite le condanne a morte decise dopo una sentenza giuridica. Sono state in seguito presentati altri due dipinti di Nemesi, uno di Tessalonica e uno del Cairo; nel primo la giustizia presenta finalmente una bilancia e sta schiacciando una donna, dal momento che anche esse erano soggette alla legge, mentre nel secondo ella è raffigurata con tutti gli elementi tipici (bilancia, spada, ruota e trasgressore sotto i piedi). L’ultimo argomento trattato riguardava un elemento in particolare: la bilancia. La bilancia nell’antica Roma poteva essere identificata con l’aequitas, soventemente incisa sulle monete; ciò rappresentava pertanto l’onestà dello Stato che le produceva.
Janet Esposito