di Federica Di Palma – 

Lunedì 28 novembre 2016, presso l’Università degli Studi del Sannio, si è svolta la quartultima lezione del corso “Diritto e Letteratura” tenuto dal professore Felice Casucci. La lezione, dal titolo: “La legge in figure, topologia pedagogica di Marco Aurelio”, ha avuto il contributo della professoressa Maria D’Ambrosio, insegnante di Pedagogia generale e sociale presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli.

La professoressa ha cominciato il suo intervento descrivendo e introducendo la figura di Marco Aurelio, filosofo e imperatore romano. Prendendo come esempio la statua dello stesso a cavallo, situata in Piazza del Campidoglio a Roma, ci ha fatto notare che esso viene spesso raffigurato come una persona dinamica e in movimento. Si è quindi posta la prima questione del giorno, ovvero il motivo per cui Marco Aurelio viene rappresentato in tal modo. Questo punto è stato svolto leggendo alcuni passi dell’opera di Marco Aurelio “Colloqui con se stesso”. L’analisi del testo, composto da riflessioni e insegnamenti dell’imperatore e di persone a lui vicine, ha posto un’ altra questione fondamentale, ovvero il rapporto tra maestro e allievo. I maestri sono capaci di trasmettere agli allievi gli insegnamenti e le cose apprese grazie all’esperienza, ed è proprio grazie a questa che vengono formati il carattere e la morale di un individuo. La figura del maestro è quindi centrale per delineare l’etica. Ma per essere così il maestro ha bisogno di essere “riconosciuto” dall’allievo, poiché grazie al riconoscimento si acquisisce una prossimità e vicinanza ad esso, rendendo possibile l’insegnamento. Questo è anche uno dei motivi per cui Marco Aurelio considera suoi maestri le persone a lui care, come la madre, il padre, il nonno o il grammatico. E’ stato capace di “coltivare” questi insegnamenti fino a farli diventare parte della sua vita, delineando appunto una propria etica. Per lui l’etica rappresenta il vero e proprio ethos, ovvero una spinta all’ azione.

Altra questione affrontata durante il corso è quella relativa al  motivo per cui Marco Aurelio decide di scrivere questa sua opera. Sappiamo che l’ha scritta e composta mentre viaggiava da un posto all’altro a causa delle guerre,possiamo quindi affermare che, essendo quasi praticamente un nomade, volesse “fermare” questi punti, come esercizio di rammemorazione e anche per tramandarle ai posteri. Eppure  è come se si stesse rivolgendo anche a se stesso, chiedendosi come potrebbe riuscire a formare la morale di una persona, e quindi cerca di spiegare attraverso le sue riflessioni il rapporto esistente fra legge della natura e il corpo. Marco Aurelio è stato uno dei primi ad aver descritto questo rapporto come una necessità, non posta dall’alto ma organica e funzione di benessere. Il comportamento di una persona dipende dalla natura di cui essa fa parte. La professoressa si è soffermata su una frase in particolare:

Bisogna tenere sempre a mente questi punti: qual è la natura del tutto e qual è la mia; in quale relazione questa sta con quella e quale parte è di quale intero; che nessuno può impedirti di agire e di esprimerti sempre in conformità alla natura di cui sei parte

Questo dimostra che Marco Aurelio doveva ricordarsi di essere un tutto e che non esisteva solo la dimensione singola, sta quindi estendendo la sua dimensione a quella cosmica. Afferma che ogni corpo ha una sua legge, ovvero la natura, e che quando questa legge funziona tutte le parti sono in armonia. Questo può essere considerato un invito da parte di Marco Aurelio ad ascoltare le necessità, poiché queste creano equilibrio nelle relazioni:egli non pone una divisione tra individuo e società ma dice che bisogna metterli insieme.